SenzaCulturaNessunFuturo

L’appello di Mi Riconosci per chiamare a raccolta lavoratori e cittadini a difesa dei luoghi della cultura che rischiano il collasso.

A tre mesi dall’esplosione dell’emergenza COVID-19, moltissimi musei, archivi, biblioteche, parchi archeologici e naturali sono ancora chiusi. Il MiBACT dichiara che solo il 15% degli istituti statali ha riaperto, spesso con servizi molto ridotti. La situazione è ancora più difficile per gli istituti non statali. Non a causa delle misure di sicurezza, ma a causa di mancanza di fondi, personale e normative chiare.

La stessa situazione si presenterà a giugno con cinema e teatri, ancora chiusi per legge, e rischia di restare tale a lungo o di peggiorare. La questione è urgente e drammatica, eppure il Ministero dei Beni Culturali sembra non averne coscienza. Molte grandi società del settore stanno puntando a tagliare il personale e trasferire i servizi online, con l’appoggio del Ministero che ha investito dieci milioni per creare una piattaforma che venda servizi culturali online. Su 55 miliardi del DL Rilancio, meno dell’1% sono dedicati all’enorme settore “Cultura e Spettacolo”: decine di migliaia di istituti non riceveranno un solo euro.

In queste condizioni, centinaia di migliaia di persone che hanno perso il lavoro dalla fine di febbraio rischiano di non riaverlo, e tanti altri rischiano di perderlo, perchè molte piccole cooperative e compagnie saranno costrette a chiudere e licenziare. Migliaia di teatri, musei, biblioteche, cinema, potrebbero non riaprire mai più. 

Per la cittadinanza, essere privati della Cultura in un momento tanto delicato può avere conseguenze disastrose, facendo aumentare le diseguaglianze e l’esclusione sociale, mettendo a rischio le nostre comunità e la nostra democrazia. Un rischio inutile, che stiamo correndo solo per la ferma volontà di risparmiare senza alcuna lungimiranza o logica.

Per questo dal 27 maggio noi di Mi Riconosci abbiamo lanciato una protesta diffusa aperta a tutti i lavoratori e le lavoratrici del Patrimonio culturale e dello Spettacolo, e a tutti i cittadini che hanno a cuore il destino degli spazi culturali. Per urlare al Governo un’emergenza che non può essere ignorata. Ecco le regole della protesta.

Istruzioni per la protesta: Senza Cultura, Nessun Futuro!

Il principio della protesta è quello di invadere lo spazio pubblico reale e virtuale con lo slogan “Senza Cultura Nessun Futuro” e con il simbolo della protesta, un occhio con uno 0 barrato al posto della pupilla.

Possiamo costruire questa invasione in tantissimi modi diversi, il punto fermo saranno soltanto slogan e il simbolo, e poi spazio alla creatività. Ecco ad esempio cosa potresti fare:

  1. Stampa l’immagine simbolo della protesta (la trovi in questo articolo) o scrivi un cartello, scattati una foto sul posto di lavoro con i tuoi colleghi e pubblicala sui social con l’hashtag #senzaculturanessunfuturo

  2. Crea, come preferisci (cartoncino? stoffa? disegno su carta?) il simbolo dell’occhio barrato, piazzalo dove preferisci e scatta una foto: sulla porta di una biblioteca o di un teatro chiuso, nella piazza della tua città, etc.

  3. Porta con te l’immagine, stampala, disegna un cartello o uno striscione, e scatta una foto di fronte a un monumento o luogo culturale della tua città: puoi anche contattare i nostri referenti territoriali in città per capire se ci sono le condizioni per organizzare un presidio, nel rispetto del distanziamento sociale

  4. Dai sfogo alla creatività: riproduci e rielabora il simbolo di “Senza Cultura Nessun Futuro”, dipingendo, facendo un collage, creando al pc, disegnandolo sul tuo viso…. mandaci la tua creazione o pubblicala sui social!

La protesta è aperta, siete liberi di creare e utilizzare l’occhio barrato dove e come preferite. Stiamo cercando in queste ore la collaborazione di tutte le associazioni attive nella difesa dei diritti dei lavoratori del settore: vuole essere una protesta molto più ampia dei confini di Mi Riconosci. Noi siamo a vostra disposizione per costruire la protesta più ampia, diffusa e inclusiva possibile. Tutti devono sapere cosa sta succedendo alla Cultura e ai suoi lavoratori.

L’Italia ha paura, noi no. Il Ministero non sa cosa serve per ripartire, noi sì.


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