A due mesi dall’annunciata riapertura dei Musei, abbiamo raccolto i dati per comprendere quanti siano i Musei statali ancora chiusi. Un caos che non aiuta l’utenza. 

Due mesi fa, il 18 maggio, Governo e Ministero dei Beni Culturali annunciavano la riapertura dei musei e degli altri luoghi della cultura.

Dopo due mesi, le biblioteche e gli archivi, con pochissime eccezioni, offrono ancor oggi servizi più che ridotti, quando non sono chiusi del tutto. I Musei, in linea con quanto avviene da anni, sono stati invece al centro di tutta la comunicazione ministeriale, e in particolare di una campagna social intitolata #lemascherinenoncopronogliocchi. Ma, nonostante gli annunci e le fotografie di rito, molti musei sono rimasti chiusi per settimane dopo il 18 maggio, molti offrono ancora servizi ridotti. Avevamo già spiegato le ragioni di questo caos. 

Sarebbe interessante sapere, oggi, quanti siano i musei ancora chiusi del tutto, o con servizi insufficienti. Ma il Ministero non fornisce dati a riguardo: né in generale, né per quanto riguarda quelli statali, di sua diretta competenza.

A due mesi dalla “riapertura” annunciata, abbiamo quindi deciso di raccogliere i dati su tutti i musei statali. O almeno ci abbiamo provato, perché a quanto pare neanche il Ministero sa quanti e quali siano i musei statali: vi sono difformità di numeri tra quelli riportati dalla Direzione Generale Nazionale che presenta un prospetto di oltre 600 musei e luoghi della cultura nazionali, quelli dell’ufficio statistica del Ministero, che riportano a circa 500 musei e istituti statali, e quelli delle Direzioni Regionali Musei (ex Poli Museali), che sommati agli istituti dotati di autonomia speciale arrivano a 330. La differenza così radicale nei numeri è dovuta a una molteplicità di fattori, dai musei statali in concessione a terzi (anche enti pubblici, come comuni) e quindi non afferenti alla Direzione Regionale, al fatto che alcuni istituti autonomi accorpino decine di siti: i 25 siti che compongono il Parco Archeologico dei Campi Flegrei contano come uno nel sito della Direzione Regionale, ma come 25 nel sito della DG Nazionale. E, ancor più, ci sono musei “fantasma”, che esistono ma non hanno mai aperto, assenti dai siti delle Direzioni Regionali ma presenti in quella nazionale. Un caos sconcertante.

Abbiamo deciso quindi di basarci, per la nostra indagine, su quanto riportato nei siti delle Direzioni Regionali Musei e dei musei e parchi dotati di autonomia speciale, raccogliendo i dati tra il 9 e l’11 luglio. Quando nel sito non erano presenti informazioni sufficienti, abbiamo utilizzato anche i social dei musei o abbiamo telefonato. I comunicati stampa sulle riaperture, in rigoroso disordine, si susseguono quasi quotidianamente: abbiamo cercato di tenere traccia di tutto ciò che nel frattempo ha riaperto. 18 istituti hanno riaperto questa settimana.

Il quadro che emerge è il seguente.

Dei musei presi in esame (dunque escludendo quelli privati o civici, e quelli statali non assegnati a nessuna Direzione Regionale), circa il 30% è ancora chiuso, completamente. Parliamo di musei che hanno chiuso alla fine di febbraio per l’emergenza sanitaria e non hanno più riaperto, come il Bargello di Firenze, e di musei chiusi da anni per ristrutturazione, come il Museo archeologico nazionale di Sassari: il Museo archeologico statale di Urbisaglia è chiuso dal sisma del 2016. O ancora, ci sono musei in cui la collezione permanente è chiusa ma l’edificio apre (poco) per la mostra temporanea, come alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.

C’è poi una percentuale difficilmente quantificabile (noi abbiamo contato circa 50 musei) di musei che sono aperti con orari e servizi dimezzati o più che dimezzati, e non si tratta solo di siti “minori” (i più colpiti da queste mancate riaperture) o che erano già precedentemente aperti per poche ore: l’Egizio di Torino, ad esempio, apre per meno di tre giorni alla settimana; la Galleria Franchetti alla Ca d’Oro ha aperto il 16 luglio e avrà orari dimezzati fino a settembre; la Rocca di Gradara apre solo la mattina; il Museo Nazionale d’Abruzzo solo la mattina e solo nel weekend; il Museo di Orsanmichele a Firenze apre solo due giorni a settimana con prenotazione obbligatoria e solo in certi orari….

Non tutti i musei e non tutti i territori sono colpiti in egual modo. In Emilia-Romagna i musei e siti statali ancora chiusi al 12 luglio erano 18 su 26, in Toscana 29 su 52, in Puglia 5 su 16. E poi ci sono città più o meno piccole prive dei loro musei principali, ma dovremmo ricordare anche Venezia e Firenze, dove circa l’80% dei musei, tra civici e statali, sono chiusi. Sarà un caso che siano proprio due città in cui l’offerta culturale vive di overtourism?

In generale, però, al di là del singolo territorio e del singolo museo, un simile caos di chiusure e orari, oltre a privare i cittadini di un servizio pubblico essenziale (come dice la legge voluta da Dario Franceschini), finirà per scoraggiare anche il turismo culturale di prossimità, uno dei pochi possibili per quest’anno.A

Tutto questo basandoci solo su ciò che è registrato nei siti delle Direzioni Regionali. Basta un rapido sguardo per notare che aggiungendo alla lista i siti non registrati dalle Direzioni Regionali, la percentuale di chiusure aumenta vertiginosamente: in Friuli Venezia Giulia, i 6 musei e siti statali chiusi “non esistono” per la DG Regionale; nelle Marche sono decine i siti nella stessa situazione; il Parco Archeologico dei Campi Flegrei è aperto, ma solo 8 su 25 siti sono visitabili. Abbiamo costruito le nostre percentuali solo su ciò che le Direzioni Generali gestiscono o dichiarano nel loro sito di gestire, ma il quadro che si ottiene è decisamente falsato rispetto alla situazione reale. E il fatto di non poter ottenere informazioni più dettagliate è di per sé un problema.

A due mesi dalla “riapertura” meno di metà dei musei italiani ha riaperto in un modo degno di tal nome. Per tanti motivi, ma soprattutto per la gravissima carenza di personale. E non c’è un ordine nelle riaperture, non c’è una comunicazione coerente. Questo ha un impatto sul territorio, sui lavoratori esternalizzati di quei musei, sull’economia.

Il Ministero ha intenzione di parlare pubblicamente della questione?

Dati aggiornati al 12 luglio 2020, raccolti basandosi su quanto riportato nei siti delle Direzioni Regionali Musei e degli istituti dotati di autonomia speciale.


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