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La provincia di Salerno sommersa dalle critiche per la scelta di cercare restauratori che lavorino gratis a proprie spese, ma non fa passi indietro

Come era prevedibile il pessimo avviso pubblico della Provincia di Salerno che cerca restauratori che provvedano ai restauri a proprie spese ha fatto rumore. I primi articoli critici sui giornali locali già nella serata di lunedì, poi martedì mattina l’esplosione della notizia su Finestre sull’Arte, sulla nostra pagina Facebook, e di lì su tante altre testate e profili social.

Già nella giornata di ieri la vicepresidente della Regione Campania Valeria Ciarambino (M5S) ha usato parole durissime, dicendo che “è una delle peggiori prese in giro. Non solo per la categoria in questione, ma per ogni singolo cittadino, lavoratore o inoccupato, di una regione come la nostra, ai primi posti in Europa per tasso di disoccupazione. Siamo in una fase storica nella quale intere categorie sono a un passo dalla bancarotta, a partire proprio dal settore della cultura. E mentre a livello nazionale siamo impegnati a distribuire ristori a tutti i comparti colpiti dalla crisi e a far ripartire le imprese, siamo costretti a registrare un’autentica farsa sulla pelle di onesti professionisti da parte di un ente pubblico”. Sempre ieri hanno preso posizioni anche le associazioni Coraggio Salerno e Link Fisciano insieme alla nostra sezione campana, scrivendo ai giornali che la richiesta “squalifica una intera categoria fatta di professionisti iperspecializzati che già, il più delle volte, hanno affrontato percorsi di studio costosi. Per quale motivo un giovane dovrebbe intraprendere gli studi per diventare restauratore (lo ripetiamo, un professionista specializzato) se il mercato del lavoro che lo aspetta è basato su un modello di lavoro gratuito, occasionale, o ’flessibile’, vale a dire precario? Cosa aspettarsi dal futuro se è addirittura un ente pubblico a non riconoscerne la professionalità?”, e chiedendo poi il ritiro e la modifica del bando.

Oggi poi il caso è trattato anche su Il Fatto Quotidiano, dove leggiamo che la provincia pensava fosse “una bella iniziativa”, un modo per portare avanti restauri in un momento di dissesto e difficoltà finanziarie. Tesi confermata dal presidente della provincia Michele Strainese (PD), che giustifica l’intera operazione proprio in base alla situazione finanziaria dell’ente e sposta la responsabilità ad altri, facendo un appello “a chiunque sia sensibile alla valorizzazione dei nostri beni culturali” e chiedendo “di intervenire con i fatti, in maniera costruttiva con finanziamenti mirati, oppure per riformare le Province che possano di nuovo avere fondi necessari alla manutenzione e conservazione del proprio patrimonio culturale”. Fino ad allora, si deduce, le province saranno giustificate a reperire lavoratori che lavorino non gratis, ma in perdita, a proprie spese.

Una visione davvero bislacca, per un rappresentante di una Repubblica fondata sul lavoro. Ci auguriamo che il bando venga ritirato in fretta dopo la pioggia di critiche, ma ci chiediamo: perché il Ministero della Cultura e le Direzioni Generali preposte non hanno ancora detto una parola?


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