Tra i tanti ancora esclusi da ogni sussidio, vi sono i tirocinanti che vedono le loro attività sospese. La storia dei tirocini MiBACT attivati dalla Regione Calabria.

In queste settimane di emergenza, tra le centinaia di migliaia di storie di chi è escluso da ogni sussidio sociale e si trova senza stipendio e senza reddito, ce n’è una che poco è stata raccontata ma tanto avrebbe da raccontare. Forse perché si tratta di poche centinaia di persone, forse per la difficoltà di comprenderla e descriverla: è la vicenda dei tirocinanti MiBACT della Regione Calabria.

Nel 2016 la Regione Calabria ha attivato una manifestazione d’interesse per 627 tirocini, rivolta a disoccupati. Erano previsti una molteplicità di profili, dai meno specializzati (Area I e II), per cui si richiedeva licenza media o superiore, fino a 281 professionisti del Patrimonio culturale (Area III), laureati e selezionati in base ai titoli, che avrebbero svolto un tirocinio al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Non è questo il luogo per chiedersi perché alla Regione, caso unico in Italia, sia stato concesso di attivare simili tirocini per una cifra – 500 euro per le prime categorie e 600 euro al mese per i professionisti – relativamente notevole per la media dei tirocini italiani: sta di fatto che da allora, partendo da quel bando, pur con enormi ritardi (i primi tirocini iniziano solo nel 2018) vengono attivati centinaia di tirocini, addirittura i tirocini iniziati nel 2018 ottengono una sorta di ulteriore rinnovo, per un tirocinio aggiuntivo che avrebbero dovuto iniziare a breve, proprio  in questi mesi. 

Per tutto il corso del progetto i pagamenti mensili arrivano spesso in ritardo di mesi, ma arriviamo quindi alla situazione odierna, quella che è seguita alle chiusure da coronavirus. I tirocinanti fino a ieri si trovavano privi di stipendio da dicembre, fatto indipendente dall’emergenza in corso ma non per questo meno vergognoso. Oggi hanno ricevuto la paga di gennaio. Ma è una goccia nel mare: essendo sospese tutte le attività, il tirocinio è sospeso, dunque non riceveranno alcun conguaglio mensile fino a quando queste non riprenderanno. E questa particolare condizione di tirocinanti “sospesi” gli impedisce di accedere a qualsiasi bonus o sussidio, sia tra quelli istituiti per far fronte all’emergenza sia tra quelli strutturali, come i sussidi di disoccupazione. Senza stipendio, senza reddito, senza lavoro, senza sussidi. 

“Siamo stanchi di dover elemosinare quel poco che ci spetta di continuo, col timore di ricevere risposte stizzose e prive di fondamento da quei pochi funzionari che ci degnano di una risposta telematica” raccontano loro nel comunicato stampa. Uomini e donne che prestano la propria professionalità al Ministero dei Beni e della Attività Culturali.

Una storia italiana, più strana di altre ma non per questo isolata: sono migliaia in giro per il Paese i tirocinanti sospesi nella stessa situazione. Una storia che merita un lieto fine, garantendo un reddito minimo fino alla fine dell’emergenza, per tutte e tutti.

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