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Un disegno di legge del Consiglio Regionale vuole stravolgere il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, mettendoli in pericolo. Ma la condanna è unanime.

Da più di dieci giorni in Sicilia si fa un gran parlare del ddl “Sammartino” (698-500), dal nome del primo firmatario, intitolato “Disposizioni in materia di beni culturali e di tutela del paesaggio”. Un disegno di legge contestato da tutti, in maniera unanime, ma di cui s’è parlato ben poco fuori dai confini regionali.

La legge dovrebbe servire a far recepire il Codice dei Beni Culturali (dlgs 42/2004): fatto curioso, dato che il Codice essendo una legge di rango nazionale attuante la Costituzione è attivo su tutto il territorio nazionale, Sicilia compresa, da 16 anni. E infatti più che a far recepire il ddl Sammartino è chiaro che punti a stravolgere, ottenendo mani liberissime  sul lavoro svolto dalle soprintendenze, tagliando qualsiasi forma di competenza di quest’ultime su tutela dei beni culturali e del paesaggio. Per dichiarazione esplicita del primo firmatario (Italia Viva) si punta a estendere il “modello Genova”, proprio di una situazione di eccezionale emergenza, a tutte le opere pubbliche e le gare d’appalto. Tutto quindi passerebbe nelle mani di uffici di enti locali dove non verrebbe richiesta nessuna competenza professionale specifica, poichè questa deroga ai comuni sarebbe svolta da personale solitamente abituato e assunto per fare altro.

Le leggi, pur imperfette, su Patrimonio e il paesaggio del resto sono ancora dei veri e propri baluardi di salvaguardia ambientale, in Sicilia e non solo, e per questo nel nome della “semplificazione” spesso si tenta di rimuovendo determinati paletti per ottenere il via il via libera alla deregolamentazione. Non sembra un caso che il contestatissimo ingresso della Lega in giunta all’Assemblea Regionale Siciliana, avvenuta una ventina di giorni, fosse avvenuto proprio in nome della cosiddetta “semplificazione”. In una delle prime dichiarazioni rilasciate in merito all’ingresso  in giunta il segretario regionale della Lega Stefano Candiani, dichiarava il 12 Maggio che il nuovo insediamento leghista presupponeva un avvio serio e preciso alla sburocratizzazione dell’isola: facile quindi pensare soprattutto al comparto edilizio.

Ma non è certo una questione di partito: questo ddl 698-500, partorito già a febbraio e andato in discussione ora, con l’appoggio di quasi tutto l’arco parlamentare, è figlio di determinate convinzioni e modelli di gestione e sviluppo che vedono i nostri beni culturali e il nostro paesaggio come un semplice orpello fastidioso che va relegato alla voce di mero contorno o di bene da vendere al miglior offerente. Una legge sulla tutela paesaggistica, peraltro, in Sicilia manca da sempre.

Le analisi puntuali in queste settimane non sono mancate, a partire da quella della Confederazione Italiana Archeologi, di Italia Nostra, della associazioni ambientaliste… E questa pletora, unanime, di critiche e idee si incontrerà l’11 giugno presso i Canteri Culturali alla Zisa, a Palermo, in una tavola rotonda che vedrà gli interventi di decine di associazioni, promossa dalla giornalista Silvia Mazza.  Non una tavola rotonda che si limiti a contestare, ma ad analizzare e proporre, per far funzionare meglio i beni culturali siciliani. L’assessore ai Beni Culturali, Alberto Samonà, purtroppo ha declinato l’invito.

Perché non c’è dubbio che esistano del problemi, ma per uscire dal guado bisognerebbe fare non moltissime cose, ma farle in maniera precisa, puntuale e seria, nell’interesse unico dei Siciliani. Ne elenchiamo alcune:

  • Un piano paesaggistico che permetta davvero una mappa della “tutela e salvaguardia dell’isola da ulteriore consumo di suolo e speculazioni.
  • Risolvere l’annosa questione del reclutamento: mancano i concorsi; in Sicilia l’ultimo è datato 20 anni fa, la pianta organica del comparto regionale piange e non è più sostenibile. 
  • Rispettare le competenze di lavoratrici e lavoratori di settore con estrema attenzione alla tutela della e delle professioni soprattutto e alla luce della legge 110/2014 e successivi decreti che hanno definito, esplicitamente, alcuni profili professionali. 
  • In ultima analisi la questione volontariato: nel ddl Sammartino si fa riferimento esplicito, all’art. 3, commi a e j, all’apporto del volontariato come supporto alle attività di valorizzazione e promozione. Come noto, una norma simile sul piano nazionale ha contribuito a costruire un sistema dannoso e mal funzionante. In assenza di assunzioni e di norme chiare, incentivare il volontariato avrebbe effetti peggiorativi di cui la Sicilia non ha bisogno.

Cambiare, in Sicilia si può, ma in meglio e per davvero! Ci uniamo a un coro unanime: ritirate, immediatamente, il disastroso ddl 698-500. Paesaggio e beni culturali per la Sicilia sono una straordinaria risorsa, non un ostacolo.


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