assemblea nazionale online

Sintesi della prima Assemblea Nazionale online di Mi Riconosci: tre giorni di dibattiti e proposte per costruire soluzioni strutturali e ottenere ascolto dalla politica.

Avevamo deciso di tenere tre giorni di assemblea nazionale, come negli anni passati, nonostante fossimo stati costretti dagli eventi a fare tutto online, senza poterci incontrare. Si è iniziato venerdì con un pomeriggio di formazione e presentazioni del movimento e dei vari temi che trattiamo, per poi proseguire sabato con un’ampia analisi di fase e una riorganizzazione del gruppo e finire domenica con tavoli tematici e strutturazione di proposte e piani. Non era l’assemblea che ci aspettavamo, per quest’anno: ma è andata molto meglio di quanto avremmo potuto sperare e aspettarci.

Ci aspettavamo una ventina di persone per il venerdì pomeriggio, che poi salissero a trenta per le giornate successive. In tre giorni hanno partecipato circa 70 persone, in momenti diversi, con fino a 48 persone collegate contemporaneamente. Decine di persone hanno scelto di discutere con noi per qualcosa come 24 ore di discussione online in tre giorni. C’erano colleghi di tutta Italia, molti alla loro prima assemblea: non solo da Milano, da Roma, da Venezia, ma anche da Alghero, Asti, Taranto, da territori da sempre marginalizzati nei dibattiti pubblici. Non sappiamo quantificare il numero di città collegate, e sarebbe pur inutile. 

Sì, perché la quantità di persone collegate e la loro provenienza è nulla in confronto alla qualità dei dibattiti, di cui a fatica possiamo riportare una sintesi qui. Fin dalle prime battute è emersa una volontà di cambiare un sistema che ci ha condotto a questo disastro, volontà che superava ampiamente la paura dovuta al momento, e non solo: una volontà non marcata da ideali e retorica, ma fondata su analisi approfondite e pragmatiche, corroborate da dati ed esigenze pratiche e realistiche. Così tra passaggi sulla vacuità d’offrire servizi online se gran parte del cittadini non possono accedervi, sul bisogno di un reddito che vada ben oltre la quarantena e l’emergenza, sull’esigenza di pianificazioni e reti territoriali basate sui bisogni e non sull’improvvisazione, sull’introduzione di necessari standard minimi di qualità perché un servizio di bassa qualità è inutile, fino a prese di posizione riguardo la necessità che il Patrimonio culturale faccia uso del mercato e non ne venga usato, o che in una fase come questa l’unica posizione credibile possa essere quella di proporre riforme strutturali, che si presentino come soluzioni a problemi esistenti non per noi ma per il Paese e la cittadinanza tutta, era un serrato botta e risposta in un crescere di idee e proposte che si strutturavano l’una sull’altra sulla base di argomenti e appunti sempre più precisi e dettagliati. Un’assemblea basata sulle competenze, l’analisi e la professionalità, ma senza perdere di vista l’unica cosa che dà senso alle nostre esistenze di professionisti dei beni culturali: la capacità, con le nostre competenze, di costruire un Paese e un mondo più giusto. 

Si è stabilito senza mezzi termini che l’unica prospettiva sensata è quella di proporre un nuovo ruolo per il Patrimonio culturale e la Cultura in genere, un compito che sarà fondamentale per sollevare l’Italia dalla crisi: quello di generare crescita sociale e culturale del Paese e delle comunità, crescita che, come hanno evidenziato tanti e tanti studi passati, porta come conseguenza insita maggiore benessere a tutti i livelli. E per fare in modo che il Patrimonio assolva a questo ruolo, che è poi quello che gli è proprio e l’unico possibile, serve una riforma profonda e ampia, che abbiamo sintetizzato nella creazione di Sistema Culturale Nazionale volto ad offrire servizi culturali di qualità a tutti e per tutti. Nei prossimi giorni e settimane, tutte queste proposte saranno strutturate e definite: e ogni contributo e aiuto da voi che leggete è gradito.

Sabato sera, nel mezzo dell’assemblea, di quel susseguirsi di idee che ora dopo ora prendevano forma, assistere alla vacuità di analisi e competenze esposta in prima serata dal Ministro dei Beni Culturali ha fatto una certa impressione, ma dall’altra ci ha offerto la certezza che loro soluzioni non ne hanno, non ne hanno alcuna, e che quindi costruire proposte e offrire soluzioni strutturali sia uno strumento indispensabile in questa fase. Ci ascolteranno? Certo, perché non hanno alcuna alternativa seria in campo e perché, questa assemblea l’ha confermato, stiamo diventando sempre di più, sempre più uniti e sempre più convinti di ciò che stiamo facendo e del perché lo facciamo. Se non ci ascolteranno subito, noi busseremo alle loro porte, ancora, e ancora, e non avranno altra scelta che quella di fare i conti con la realtà che circonda le loro case.

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