Temi e premesse della quarta assemblea nazionale di Mi Riconosci, la più strana e importante di sempre, che si terrà in via telematica il 18 e 19 aprile 2020
Oggi avrebbe dovuto tenersi a Napoli la nostra quarta assemblea nazionale, la prima nel Mezzogiorno, finalmente: attivisti da tutta Italia che si sarebbero incontrati in un unico luogo per discutere, conoscersi, ridere, creare. Come gli anni scorsi. Non si è tenuta, non sappiamo quando si terrà, ma non è questo il momento di pensarci.
Questo è il momento di pensare all’assemblea nazionale di Mi Riconosci che si terrà ora, questo aprile, in tempi a dir poco straordinari. Tempi in cui tutti i nodi vengono al pettine, i puntelli saltano uno dopo l’altro, e il sistema di gestione del Patrimonio culturale che ci ha condotto fin qui, tra opportunità, contraddizioni e sfruttamento, sembra sciogliersi come neve al sole.
Quando un sistema profondamente ingiusto fallisce, non è in sé una buona notizia: lo diventa solo se il sistema che segue sarà meno ingiusto o, ancor meglio, sarà un sistema giusto ed equo. C’è tanto da lavorare perché ciò accada. Il fatto che da una parte il Ministro dei Beni Culturali sembri in queste settimane caduto in un profondo torpore, e dall’altra l’intero establishment che ha governato il settore si sia attaccato a una proposta assurda come quella di chiedere allo Stato giocare in borsa il Patrimonio Culturale italiano, rendono l’idea di quali possano essere gli scenari in gioco. Ma anche l’idea della confusione, quasi della disperazione che regna nel campo di chi comanda e ha comandato.
Beh, non possiamo dire che confusione e disperazione manchino nel nostro campo, quello di chi in questi decenni è stato sfruttato e ha visto negati i propri diritti, e che ora si trova senza prospettiva e senza stipendio. Però, nonostante la nostra condizione a dir poco complessa, non ci siamo ridotti a proposte ridicole, forse per una ragione semplice: perché noi avevamo ragione. Non era vero che il mix di precariato ed esternalizzazioni si sarebbe rivelato una scelta vincente, non era vero che demandare a privati i servizi di tutti gli istituti culturali d’Italia era la scelta più lungimirante, non era vero che le Fondazioni private a gestione dei Musei fossero il futuro, come non erano il futuro il turismo di massa e il valutare il successo di un sistema culturale basandosi sui biglietti staccati.
Noi conosciamo le nostre esigenze e le esigenze del sistema, conosciamo le riforme necessarie e alcune misure da mettere in campo ora, subito. Ci manca però un elemento, fondamentale in questa fase: la visione di medio e lungo termine. Perché non basta più, ora, proporre piccoli accorgimenti legislativi, è necessario proporre una nuova forma di gestione del Patrimonio culturale. Non solo, un nuovo ruolo per il Patrimonio culturale nella società e per la società, perché quello che gli era stato affibbiato, quello di attrattore turistico e produttore di profitto per terzi, si è rivelato fallimentare e incapace di far fronte alle crisi.
Dobbiamo fare lo sforzo di immaginare il futuro della Cultura italiana, al termine di questa emergenza. E dobbiamo farlo ora, per prepararci e costruirlo passo dopo passo. Per questo terremo il 18 e 19 aprile due giorni di assemblea nazionale: forse diffusa, con tanti piccoli gruppi di persone in tante città che si incontrano (a due metri di distanza) per seguirla da uno stesso computer; molto più probabilmente ognuno nelle proprie case, ognuno con il proprio PC, come pare sarà necessario per motivi sanitari. In ogni caso ci incontreremo e discuteremo per giorni.
Sarà la più strana assemblea nazionale di Mi Riconosci. Facciamo in modo che sia anche la più importante e partecipata di sempre: dobbiamo immaginare, ora, il futuro nostro e del Patrimonio culturale, per poterlo rendere possibile.
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