Accordo tra la Direzione Generale Musei della Calabria e “Promozione Italia” per mettere al lavoro 250 volontari del Servizio Civile negli istituti culturali calabresi gestiti dallo Stato. L’associazione di settore Mi Riconosci, che dal 2015 si batte per la dignità delle professioni culturali, afferma che è “indecente usare il volontariato per sostituire posizioni che meritano una regolare retribuzione”.

Nel pomeriggio del 13 luglio 2022 è stata diffusa una trionfale nota della Direzione Regionale Musei del Ministero della Cultura, che spiega come a breve 250 volontari del servizio civile saranno impiegati in 14 siti culturali statali: la Cattolica di Stilo, la Chiesa di San Francesco di Gerace, il Museo Statale di Mileto all’antica Kaulon, il Museo Archeologico di Locri, il Museo Capalbi di Vibo Valentia, il Museo Metauros di Gioia Tauro, il Parco Archeoderi di Bova Marina, la Galleria Nazionale di Cosenza, il Museo archeologico di Crotone, Le Castella, Capo Colonna ed il Parco Archeologico Nazionale Scolacium. “Un cambio di passo nei rapporti tra Ente pubblico e di Terzo settore che proprio in Calabria trova una positiva sintesi” spiega la nota.

Ma le attiviste e gli attivisti di Mi Riconosci, lavoratori del settore culturale e aspiranti tali, notano come l’unico cambio di passo, sia un passo indietro. “Sono trent’anni che il volontariato ed il servizio civile vengono sistematicamente utilizzati per coprire i vuoti d’organico delle amministrazioni culturali pubbliche”, spiega Federica Pasini, storica dell’arte e portavoce dell’associazione, “tanto che ormai l’organico del Ministero è carente di oltre il 50% e i sindacati confederali sono stati costretti a minacciare uno sciopero per far fronte alla situazione disperata. Non si racconti questo accordo come ciò che non è: un modo per coprire le carenze utilizzando il servizio civile, il cui ruolo sarebbe ben altro”.

L’associazione nota come in Calabria la condizione dei beni culturali sia particolarmente delicata, e non si possa prescindere da un’adeguata professionalità e retribuzione per risollevarla. Inoltre “il patrimonio culturale dovrebbe essere un settore che dà lavoro ed evita l’emigrazione da questa terra ricchissima, ma poco conosciuta”, spiega Angela Arcuri, attivista calabrese di Mi Riconosci “invece qui abbiamo una pubblica amministrazione che, per l’ennesima volta, usa lavoro sottopagato – erano stati i tirocini, ora è il servizio civile – per evitare il crollo del sistema, e pure se ne vanta”.

L’associazione chiede l’immediato ritiro del protocollo e un intervento urgente del Ministero della Cultura a favore degli istituti statali calabresi.


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