L’associazione Mi Riconosci, dal 2015 impegnata per ottenere migliori condizioni di lavoro nel settore culturale, ha lanciato dalle proprie pagine social, nella serata del 6 novembre un nuovo questionario, utile a raccogliere dati e informazioni inedite, sul tema Lavorare nel settore culturale: condizioni, contratti, prospettive”.

Il questionario è rivolto a tutte le persone (anche in formazione) che sono, o sono state, impiegate a vario titolo nel settore dei beni culturali e dello spettacolo in Italia. Lo scopo è quello di raccogliere dati utili relativi alle tipologie di contratti in uso ed alle condizioni lavorative nelle diverse sedi culturali pubbliche e private. Il questionario, compilabile anche da chi lavora in nero o ha lasciato il settore da poco tempo seguendo le istruzioni indicate, punta ad ottenere la più vasta banca dati disponibile sul lavoro culturale in Italia, superando quella ottenuta dall’associazione attraverso un omologo questionario datato 2019, i cui risultati sono stati citati dalle principali testate nazionali, da interrogazioni parlamentari e da innumerevoli istituzioni in più momenti, costruendo una nuova solida base da cui partire nell’analisi delle condizioni di lavoro nel settore, poi arricchita da altre raccolte dati che hanno documentato l’evoluzione nel periodo pandemico.

“Troviamo incredibile che, alla luce dei dati da noi raccolti tre anni fa, che parlavano di stipendi medi sotto i 7 euro orari, contratti abusivi e povertà diffusa tra i lavoratori attivi nel settore, il Ministero e il Parlamento non abbiano ancora preso le dovute conseguenze” spiega Federica Pasini, attivista di Mi Riconosci “tuttavia quei dati hanno contribuito in modo determinante a instillare dubbi negli uffici dirigenziali e cambiare la narrazione mediatica: con questa nuova inchiesta, forti dell’esperienza acquisita, vogliamo andare oltre”.

Il questionario punta non solo a capire come si lavori nel settore, a che condizioni, con quali contratti, ma anche quanto siano diffusi gli illeciti, le aspirazioni di lavoratrici e lavoratori, le scelte di chi ha dovuto abbandonare il settore o svolgere più lavori insieme per mantenersi. Il questionario è ricco di domande aperte, per raccogliere esperienze e testimonianze (rigorosamente anonime) degli intervistati.

I risultati ottenuti, spiegano dall’associazione, verranno resi pubblici al termine della rielaborazione ed analisi dei dati raccolti, al fine di costruire un nuovo, rinnovato e più dettagliato dossier da presentare a politica e istituzioni, al fine non solo di ottenere degli interventi legislativi ma anche di spingere il Ministero della Cultura a raccogliere finalmente, in prima persona, dati su chi lavora in appalto o su commissioni ministeriali.


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