prevendita obbligatoria musei

Molti musei hanno riaperto chiedendo la prenotazione obbligatoria, ma imponendo a tutti i visitatori i costi di prevendita, nonostante l’emergenza.

Con la celebrazione del 2 giugno sono oltre 180 i musei statali ad aver riaperto, molti con obbligo di prenotazione online, procedura che annullerà code in biglietteria e ridurrà affollamenti. Scelta saggia e sensata in questo periodo. Anche chi non l’ha resa obbligatoria la sta legittimamente incentivando, ma ci chiediamo: dal momento in cui la prenotazione delle visite al museo o al sito archeologico diventa obbligatoria per tutti, o uno strumento utile per evitare cose e assembramenti, che senso ha che tutti siano obbligati a pagare i diritti di prevendita?

Eppure in molti di questi musei dove la prenotazione è divenuta obbligatoria, come ad esempio Pompei, il visitatore è costretto a pagare anche i diritti di prevendita, una commissione di 1,50 euro. In altri il costo della prevendita viene addirittura imposto ai ragazzi e bambini con meno di 18 anni, che avrebbero diritto per legge ad accedere gratuitamente ai musei statali. Su ogni biglietto, anche per chi ha diritto alla gratuità, vanno 2,00 euro di prevendita a CoopCulture che gestisce la biglietteria del Colosseo, o 1,50 euro a Ticketone che gestisce la biglietteria di Ercolano: “gratuità e riduzioni come da normativa necessaria sempre la prenotazione al costo di  prevendita di € 1,50”, citiamo dal sito. Storia simile per i biglietti della mostra di Raffaello alla Scuderie del Quirinale dove il diritto di prevendita di euro 2,50 è esteso a tutte le fasce di gratuità (Under 18, tesserati ICOM, o impiegati statali MiBACT), esentati solo i bambini al di sotto di 6 anni.

Alle Gallerie degli Uffizi nella sezione come acquistare gli ingressi sono indicati i costi di prenotazione: euro 4 per gli Uffizi, euro 3 per Palazzo Pitti e per il Giardino di Boboli. La prenotazione non è obbligatoria ma incentivata spiegando che “l’’ingresso ai musei delle Gallerie degli Uffizi comporta spesso lunghe file, soprattutto durante i periodi di alta stagione”: difficile crederlo per quest’estate. Se un visitatore avesse diritto alla gratuità e volesse visitare la Galleria degli Uffizi e prenotare, per l’acquisto del biglietto “gratuito” pagherebbe 4 euro. Stessa situazione in diversi siti statali, dalle Gallerie dell’Accademia alla Galleria Borghese. Tutti i costi di prevendita vanno, al 100%, ai concessionari, le grandi società che gestiscono le biglietterie di questi siti. 

Non volendo calcare sulla pessima pratica di chiedere 2 euro per la visita di un bambino, ci chiediamo quale senso abbia chiedere, in questa fase complessa, quegli euro aggiuntivi per una prevendita che, di fatto, non c’è, non fa saltare nessuna fila ed è spesso forzata a causa della prenotazione obbligatoria. I Musei Vaticani, che non rispondono alle (pessime) leggi italiane per quanto riguarda l’esternalizzazione dei servizi aggiuntivi, in queste settimane hanno annullato i costi di prevendita che precedentemente erano di 4 euro.

In Italia invece ce li teniamo stretti. Li teniamo per finanziare i concessionari, che già prima di questa emergenza si tenevano il 100% di quanto i visitatori pagavano per la prevendita: in tempi come questi, ci si aspetta la rinuncia a qualche introito, soprattutto da chi in questi anni ha guadagnato di più. E ci si aspetta che il Ministero alzi la voce contro chi costringe anche i bambini a pagare una prevendita che non c’è.


0 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *