Il sindaco Manfredi programma nuove tariffe e bigliettazioni per Castel dell’Ovo, Castel Nuovo e il Palazzo delle Arti, rendendoli tutti a pagamento.

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, in un’intervista del 13 febbraio al Mattino, ha dichiarato di voler “mettere a valore” alcuni beni comuni della città come Castel dell’Ovo, Castel Nuovo (detto anche Maschio Angioino) e il Palazzo delle Arti di Napoli (PAN). In pratica, con la solita retorica dei beni culturali che non portano ricchezza, il sindaco vorrebbe completamente stravolgere l’accesso a questi siti, i quali attualmente sono ad ingresso gratuito o richiedono al massimo un piccolo costo per il biglietto, nel caso di Castel Nuovo (caso diverso è quello del PAN, che ha una bigliettazione legata alle mostre in corso). “Il sindaco vuole presentare la sua idea di politica culturale: restauro e nuova gestione”, leggiamo ancora nell’articolo, il primo cittadino incalza per “dare una mission, una identità riconoscibile e ben delineata” a questi siti. A parte la vacua retorica da manager, resta un enigma: quale sia l’“identità” che il sindaco vuole dare a beni culturali dalla storia plurisecolare, che parla da sé. 

Verso una nuova gestione privata dei beni pubblici 

Se il vero scopo di questa proposta non fosse già abbastanza chiaro, l’intervista continua così: “i tre siti in questione potrebbero incassare maggiori risorse”, e ancora, il sindaco “sta pensando ad una rivoluzione, cioè di aprire questi siti ad un partenariato pubblico-privato”. Anche in questo caso, di quale rivoluzione si sta parlando? Molti beni culturali della città (di proprietà diverse) si reggono al momento su un modello pubblico-privato: le catacombe di Napoli, alcune chiese diventate musei, il sottosuolo della città. Citiamo alcune chiese un tempo gratuite, che nel corso degli ultimi anni sono passate ad avere un biglietto d’ingresso, ponendo di fatto una barriera (soprattutto “psicologica”, riprendendo una citazione del libro di Tomaso Montanari “Chiese chiuse”) tra il cittadino e il sito: la cappella del tesoro di San Gennaro, la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, prima gratuite, alcune parti della chiesa di San Domenico maggiore, il cui percorso a pagamento si è allargato di recente al cappellone del Crocifisso di San Tommaso, la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, del comune di Napoli ed ora affidata ad un’associazione che permette le visite solo a pagamento. Luoghi che danno un’impressione di rinascita, perché a volte erano chiusi al pubblico, come nel caso di Santa Luciella, perché ora si offrono visite guidate, ma che nascondono un’altra faccia della medaglia di cui poco sanno i turisti o i visitatori: molto raramente garantiscono lavoro contrattualizzato e non sono in grado di creare occupazione stabile. 

Insomma aprire il mondo della cultura a investimenti privati di qualità. Ma per attirare eventuali partner bisogna che i siti siano restaurati, resi funzionali, accoglienti.” continua l’articolo. Il solito modello, quindi: il pubblico sborsa fior di milioni per i restauri, per poi cedere la gestione ad un privato, che chiaramente otterrà la maggior parte dei proventi ottenuti con la bigliettazione. 

L’ingresso dei privati nella gestione dei beni culturali italiani, come abbiamo sempre dichiarato, ha portato ad un modello non sostenibile. Il privato alza il prezzo del biglietto, dà una quota fissa al comune/soprintendenza, aumenta l’offerta degli eventi dando un’impressione di organizzazione, iniziativa e dinamicità maggiori, e poi impiega personale a chiamata, spesso con contratti non idonei o inesistenti. Oltretutto, il costo per i servizi esternalizzati spesso si rivela maggiore per lo Stato, rispetto ai costi che sosterrebbe se i servizi fossero gestiti internamente.

Le conseguenze, sito per sito

Manfredi dunque pianifica di cambiare il destino di Castel Nuovo, di Castel dell’Ovo, e del PAN. Ma come vengono gestiti i siti in questo momento?

Il comune li tiene aperti tramite la Napoli servizi, che è una società in-house a totale partecipazione del Comune di Napoli. Il PAN nasce come casa dell’arte, un luogo aperto alla cittadinanza per l’organizzazione di mostre ed eventi, uno spazio che ha dimostrato negli anni di contenere mostre d’arte contemporanea molto apprezzate dalla città. Uno spazio pubblico che presenta un costo d’ingresso o gratuità a seconda delle mostre che ospita. Il Maschio Angioino ha un biglietto del costo di 6 euro e una bigliettazione gratuita per under 18 e over 60. Da un po’ di tempo una cooperativa offre la possibilità di visite guidate nel fine settimana e durante queste visite si può accedere ad ambienti che restano chiusi per chi acquista solo il biglietto a tariffa base. Quindi in questo modo si favorisce la fruizione del servizio guida. Come conseguenza della pandemia, per garantire un sufficiente distanziamento sociale tra i visitatori, la prenotazione online è obbligatoria.

Castel dell’Ovo dei tre è quello che ci preoccupa di più. Il castello è sempre stato gratuito e aperto ai cittadini, ed è l’unico rimasto tale in città. Dopo il covid è comparsa la prenotazione obbligatoria, che attualmente non si capisce a cosa serva, visto che la capienza nei musei è tornata massima. Il numero di visitatori per fascia oraria è di 90 unità, che spesso si esauriscono: ma altri visitatori possono entrare lo stesso se pagano per la mostra in corso. Non sembra ancora una volta un problema di tracciamento, quindi. 

Castel dell’Ovo è un prolungamento della città nel mare. È la memoria di quell’antica Partenope da cui tutto ebbe inizio. È dei Napoletani, ed è giusto che resti gratuita: non accetteremo che sia introdotta alcuna bigliettazione, e siamo certi che i cittadini non lo permetteranno. Perché in una città in cui mancano totalmente luoghi di aggregazione, palazzetti dello sport adeguati, aree verdi in cui rilassarsi e praticare attività all’aperto, in cui crescere i propri figli, questo castello è lì per dare respiro al cittadino dal caos della città. È il luogo in cui rifugiarsi per guardare tutti i problemi di Napoli da lontano, e credere nel cambiamento. Perché da qui Napoli è solo bella, e offre scorci commoventi. Perché in una città che offre poco ai giovani e agli anziani, non può diventare tutto a pagamento. 

Manfredi vorrebbe lasciare il lungomare alle auto, dopo anni in cui era stato pedonalizzato, cedere ai privati i nostri beni comuni, eliminare i senzatetto dalla Napoli dei turisti. Ci chiediamo quanta intenzione abbia di portare avanti questo modello insostenibile. Da parte nostra, come Mi Riconosci, abbiamo intenzione di attivarci concretamente con associazioni, comitati, collettivi partenopei che come noi non vogliono permettere questo ennesimo sfregio alla città. Unendo le forze sul territorio, siamo convinti che possiamo fare una battaglia in nome del diritto alla libera fruizione dei nostri beni comuni e insieme questa battaglia vogliamo vincerla. 

Mi Riconosci – sezione di Napoli


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