ales_agenzie_interinali_testimonianza_ercolano

Una lavoratrice assunta da ALES attraverso un’agenzia interinale e poi lasciata a casa per un limite alle proroghe contenuto nel “decreto dignità”  ci racconta la sua storia.

Non è semplice riassumere in poche righe la tortuosità delle vicende riguardanti i dipendenti della azienda ALES, soprattutto quando questi non lavorano direttamente per la suddetta azienda, ma per una agenzia interinale.

Nell’anno 2019, a cominciare dal mese di maggio, io e un elevato numero di colleghi (in alcuni casi avvicendatisi in rapida successione) siamo stati assunti da un’agenzia interinale pagata da ALES, società partecipata al 100% dal Ministero, come elementi di supporto nel periodo primaverile ed estivo presso il noto Parco Archeologico di Ercolano, la cui gestione non è riservata in esclusiva a dipendenti pubblici, ma affidata a tutta una serie di enti privati che contribuiscono a “mandare avanti la baracca”; tra questi spicca per importanza e diffusione capillare sul territorio italiano appunto ALES, azienda “in house” interamente di proprietà del Mibact, una azienda che ha dunque un piede nel pubblico e uno nel privato: o meglio, esiste con fondi pubblici ma agisce come un privato. 

Stando al colloquio con l’agenzia, ALES era l’azienda per la quale avremmo dovuto prestare servizio per un periodo relativamente lungo, nel mio caso mi furono prospettati circa 6 mesi. Un lasso di tempo lungo, certo, ma scandito comunque da continue e brevissime proroghe che hanno protratto il lavoro per un periodo di 6 mesi come nel mio caso, inaspettatamente breve per altri colleghi. La cosa veramente strana, tuttavia, è un’altra: la collaborazione con ALES non continuativa ma scandita da frequenti proroghe ha reso impossibile, a detta dell’agenzia e dell’azienda, ulteriori assunzioni tramite agenzia interinale per future carenze in organico presso ALES, a causa del Decreto Dignità. Il decreto mette un limite alle proroghe proponibili ai lavoratori: dopo 6 proroghe essi vanno assorbiti a tempo indeterminato dal datore di lavoro – nel nostro caso, paradossalmente, l’agenzia interinale e NON ALES. Da allora l’azienda ha continuato a necessitare di personale aggiuntivo con grande frequenza, ma nessuno di noi è stato più reputato idoneo per questo non meglio spiegato limite legale.

Dunque puntualmente ALES assume persone nuove, licenziabili di fatto ogni volta che lo si desidera tramite il trucchetto delle varie proroghe, alcune delle quali sono dei veri e propri singhiozzi di pochi giorni alla volta. Pur capendo l’intento nobile del Decreto Dignità, trovo assurdo che questo venga strumentalizzato così da una società a partecipazione pubblica, negando di fatto ai lavoratori un minimo di tranquillità e continuità lavorativa. Senza contare che moltissimi colleghi ed io siamo stati liquidati senza aver raggiunto il massimo di 6 proroghe previste dal decreto stesso; abusato e strumentalizzato in questo modo, il Decreto Dignità diviene strumento per giustificare certi comportamenti, facendo solo nascere nuove forme di precariato. ALES, come probabilmente molte altre aziende, ha solo trovato un nuovo modo di sbarazzarsi dei suoi dipendenti “indiretti” usando le agenzie come scudi. Da notare, inoltre, come le proroghe a singhiozzo abbiano contribuito alla diffusione di un clima di paura, incertezza, timore di vedersi “non prorogati” alla minima mancanza o presunta tale: alcuni colleghi si sono visti negare il rinnovo in seguito a rimproveri verbali per le motivazioni più fantasiose da parte di personaggi di peso sul luogo di lavoro (appartenenti al settore pubblico). In poche parole, anche se sei un lavoratore impeccabile non puoi mai star tranquillo perché la tua proroga è di soli 13 giorni, poi dopo… chissà!

Vogliamo raccontare tutto questo per spingere altri a raccontare lo stesso: non è accettabile che una società come ALES, con fondi pubblici, si comporti come il più cinico dei datori di lavoro.

Una ex lavoratrice “ALES” del Parco Archeologico di Ercolano


0 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *