PARTE III: LE ALTRE PROFESSIONI DEI BENI CULTURALI, ANCORA IGNOTE AL LEGISLATORE

Com’è noto, la “Legge Madia”, ufficialmente legge n.110 del 22 luglio 2014, non tiene conto di tutte le figure professionali operanti nell’ambito dei beni culturali in Italia. Restano fuori dalla tutela normativa molte specializzazioni che, pur esistendo a livello universitario o accademico, nonché operanti nel mondo lavorativo,  sono completamente ignorate dal Ministero dei Beni Culturali.

Questo, oltre ad essere sintomatico dell’incomunicabilità cronica tra MIUR e MIBACT, e tra Ministeri e mondo esterno, crea un problema gravissimo, poiché esclude numerose figure professionali dall’accesso ai bandi di concorso.

Il mancato inserimento di queste all’interno degli elenchi ufficiali del MIBACT rende “inspendibili” diversi corsi di laurea, i quali però sono stati conseguiti a pieno titolo dagli studenti, dal momento che i relativi corsi di laurea sono stati avviati in seguito all’approvazione dei piani di studio da parte del MIUR, e quindi rispondenti a tutti i requisiti imposti dal ministero; per altre professioni, invece, i professionista è costretto a formarsi autonomamente non esistendo percorsi specifici.

La legge Madia si classifica, quindi, come integrabile e da integrarsi in un prossimo futuro (con nuove leggi), dato che non tiene conto di molte figure professionali, esistenti e richieste dal mercato, prive di tutela e riconoscimento da parte del mondo del lavoro, e di garanzie di una formazione di qualità dal mondo accademico.

Ciò crea anche un’incolmabile disparità e una forte confusione all’interno del panorama universitario Italiano, andando a infierire sulle “minoranze” e specificità territoriali, scindendo ancora di più l’ambito della formazione da quello del lavoro, e costringendo migliaia di laureati a rifugiarsi all’estero per poter spendere un titolo che solo apparentemente sembrava “riconosciuto” nel territorio Italiano, mentre all’estero possiede una propria identità.

In questa sezione del documento, che occupandosi di un campo abbastanza inesplorato è per noi stessi un tentativo di fare il punto della situazione, vogliamo avanzare delle proposte (dunque chiediamo che non venga letto come un documento esaustivo e definitivo) all’interno delle quali iniziamo a tracciare il profilo professionale di alcune tra queste figure non riconosciute, e ne suggeriamo il percorso formativo e i  requisiti che dovrebbero per lo svolgimento della professione. Sono tanti i professionisti che si sono avvicinati alla nostra campagna chiedendo di dar voce alla loro professione: in questa sezione del documento man mano raccoglieremo le istanze che si presenteranno.

Proponiamo che questo diventi un campo di discussione e di confronto con chiunque senta la necessità di apportare un contributo, con l’impegno di aggiornare il documento, sulla base dei suggerimenti esterni, così da arrivare auspicabilmente ad una versione approfondita e definitiva, nella quale possano trovare spazio tutti quei titoli, sia universitari sia accademici, che ad oggi continuano ad essere ignorati dal Ministero e di conseguenza, a causa della mancata regolamentazione, difficile spendibilità nel mondo del lavoro.

INDICE DELLA PARTE III:

III.I TECNICO MUSEALE E DIVULGATORE PER I BENI CULTURALI NATURALISTICO-SCIENTIFICI

III.II ESPERTO DI INFORMATICA PER LE DISCIPLINE UMANISTICHE E I BENI CULTURALI

III.III MANAGER DEI BENI CULTURALI

III.IV MEDIATORE CULTURALE MUSEALE


2 Comments

Mikele · 14/06/2016 at 15:29

Io includerei anche Designer, allestitori, sociale media marketing, europrogettisti, ecc. Ecc.

VERSO IL RICONOSCIMENTO – MI RICONOSCI? Sono un professionista dei beni culturali · 30/05/2016 at 18:02

[…] PARTE III: LE ALTRE PROFESSIONI DEI BENI CULTURALI, ANCORA IGNOTE AL LEGISLATORE […]

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