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Fonte: sito del Memoriale Veneto Grande Guerra. www.memorialegrandeguerra.it

Ai Musei Civici di Montebelluna CoopCulture vince un appalto con un forte ribasso, ma gli educatori museali esternalizzati non accettano i compensi proposti.

La notizia è esplosa sui giornali locali nel pomeriggio del 3 marzo, grazie alla denuncia della FP CGIL locale e della sua segretaria generale Marta Casarin: ai musei civici di Montebelluna (Museo di Storia Naturale e Archeologia e al Memoriale della Grande Guerra) gli operatori rifiutano il ribasso offerto dalla cooperativa subentrante e minacciano di andarsene. La notizia, per chi conosce il settore culturale, non è, purtroppo, il vergognoso e ingiustificabile ribasso (del 12-15%) proposto dalla cooperativa in piena crisi economica, ma il fatto che in 25 non abbiano accettato, e abbiano denunciato tutto a sindacati e giornali. La cooperativa in questione, peraltro, è CoopCulture, una delle più potenti realtà nazionali, che ha gestito per 25 anni (20 in deroga) i servizi del Colosseo e che nel 2019 fatturava 76 milioni di euro. Abbiamo quindi contattato queste lavoratrici e questi lavoratori, che hanno dai 28 ai 45 anni e che hanno lavorato per i musei civici anche per decenni. Ci hanno spiegato come stanno le cose.

Vent’anni fa non c’era alcuna cooperativa, il comune gestiva il servizio direttamente, pagando gli operatori a ore: a partita IVA 33 euro, compenso occasionale 31. Poi però il servizio è stato esternalizzato. Come usuale in Veneto, le cooperative entranti non hanno assunto nessuno. E ogni due anni, con un nuovo bando, la cooperativa entrante pretendeva un ribasso, e poi un nuovo ribasso, e poi un nuovo ribasso. A volte i lavoratori cedevano, a volte riuscivano a tenere il punto, a volte a vincere, come nel 2018, quando dopo lunghe contrattazioni è stata faticosamente ottenuta una manciata di contratti part time per una minoranza degli educatori impiegati. E così fino a gennaio 2021, quando CoopCulture ha vinto il bando con un ribasso notevole e superfluo, dato che era l’unica a partecipare: il Comune avrebbe fornito maggiori risorse, se previsto dal progetto vincente. 

Facendo leva sulla grave situazione economica, la cooperativa ha invece proposto agli educatori e alle educatrici grosse decurtazioni, da 27 a 23 euro orari per le partite IVA, da 23 a 21 euro per il compenso occasionale: fino al 15%. Tutto ciò, peraltro, in una situazione in cui le ore lavorate sono già inferiori al periodo precedente la pandemia, date le chiusure e il blocco delle gite scolastiche. Il sindaco, Elzo Severin, incalzato, se ne lava le mani: “Il bando è regolare, non avevamo gli strumenti per evitare tutto ciò” spiega il 4 marzo al Gazzettino, ma è falso. Il bando poteva essere scritto per evitare simili ribassi, e salvaguardare i lavoratori nonché la qualità del servizio. Ora il museo continuerà a funzionare, ma perdendo vent’anni di progettazione e professionalità acquisite. La CGIL locale ci spiega che l’ingerenza del Comune non è mai mancata nella gestione del museo e dei compensi, ma adesso che sarebbe necessario un intervento diretto del committente (il Comune), ecco che questo viene negato.

“È stata dura, durissima, ma siamo riusciti a dare un no compatto. La misura era colma” ci spiega una delle educatrici. E ci si chiede se il sistema delle esternalizzazioni, che favorisce la creazione di queste cooperative che offrono un inutile lavoro di intermediazione e avvantaggia proprio le imprese che garantiscono lauti ribassi, abbia ancora senso di esistere. Questi lavoratori, per una volta, hanno detto di no. Lo hanno detto a CoopCulture. Lo hanno detto a chi pretende un servizio di qualità abbattendo i costi. E si preparano a una mobilitazione. Ne abbiamo bisogno, a Montebelluna e in tutta Italia.


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