Bologna lì, 16/11/‘20

Al Comune di Bologna

Oggetto: LETTERA APERTA AL COMUNE DI BOLOGNA INERENTE AL BANDO PER ASSISTENTI AI SERVIZI CULTURALI

Il gruppo regionale Emilia-Romagna di Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali sente la necessità di rilevare diverse criticità contenute all’interno del Bando del concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato di N.23 posti di ‘assistente ai servizi culturali’ indetto dall’Amministrazione comunale di Bologna.

Il nostro intento non è mettere in campo una semplice critica ad un bando che ha tutta l’aria di sembrare un ottimo strumento di propaganda elettorale, quanto piuttosto auspicare che da questa lettera possano venir fuori soluzioni costruttive.

La prima criticità da rilevare nel bando è nella valutazione dei titoli.

Premesso che non riteniamo corretto che in un concorso pubblico per categoria C – in cui per legge è sufficiente il Diploma di maturità per poter partecipare – la Laurea o altro titolo post-scolastico rappresentino punti preferenziali per la selezione.

Se si volessero comunque analizzare i punti che il concorso assegna, è da notare che il voto del Diploma inspiegabilmente conferisce un punteggio persino maggiore rispetto al possesso della Laurea Triennale; inoltre, i titoli di studio contemplati si fermano alla Laurea magistrale (o alla Laurea di vecchio ordinamento), senza prendere in considerazione successivi livelli di formazione (come dottorati), pubblicazioni, e nemmeno certificati, attestati, corsi di formazione, anche più specifici per la professionalità della figura oggetto di concorso.

Altra criticità che emerge dal bando è nella discrepanza di assegnazione del punteggio tra gli anni di servizio rispetto a quelli della formazione, che mette chiaramente in posizione di svantaggio chi, giovane e non, anche se in possesso di Laurea e titoli specifici, ha meno esperienza lavorativa.

Inoltre, andando a compilare il modulo di iscrizione del bando online, si scopre che risultano valutabili un massimo di cinque esperienze lavorative. Tale restrizione non tiene conto della frammentarietà lavorativa che caratterizza profondamente un settore come quello culturale (frammentarietà di contratti, pluralità di datori di lavoro).

Per giunta, si nota che non vengono considerati come punti di servizio né i contratti di collaborazione occasionale di 150 ore nelle Università, né i tirocini, né gli stage (curriculari, extracurriculari, retribuiti, non retribuiti). Con la mancata di assegnazione di punteggio per tali attività sembra che l’Amministrazione Comunale non ne riconosca alcuna utilità professionalizzante, soprattutto tenendo presente che tali prestazioni restano tra le poche vie d’accesso al mondo del lavoro nel settore culturale. Il rischio potrebbe essere quello di generare tra i giovani l’idea che tali attività siano un mero spreco di tempo, irrilevanti ai fini formativi, senza ulteriori sbocchi lavorativi.

È evidente che un bando scritto con queste caratteristiche tanto atipiche, sembri emanato ad hoc per permettere l’assunzione e l’internalizzazione di coloro che, da anni, lavorano con contratti precari e a termine per il sistema culturale del Comune di Bologna.

Ci chiediamo: non sarebbe più giusto che l’Amministrazione Comunale riconoscesse ciò  anziché parlare di opportunità per i giovani e di concorso meritocratico? 

Citiamo una parte del post scritto sui Social dall’Assessore alla Cultura Matteo Lepore:

“Sono orgoglioso di condividere con voi la notizia che il Comune di #Bologna torna ad assumere personale. E’ uscito il bando di concorso per 23 posti dedicati ai servizi culturali.         
Sono sempre stato convinto che una buona Amministrazione debba partire dall’investimento sul personale, l’ingresso di nuove leve e la loro formazione. In questo momento, offrire opportunità di lavoro a chi se le merita è un segnale prezioso. A Bologna possiamo e dobbiamo farlo. Così si migliorano i servizi al cittadino. […] Avanti dunque, ora cerchiamo persone che abbiano competenze e passione. Perché la cultura è la speranza di Bologna.”

La stabilizzazione dopo anni di precariato è un’iniziativa lodevole da parte di questa Amministrazione, tuttavia, la prolungata assenza di bandi nel settore culturale non può essere una discriminante, o una vera e propria penalizzazione, per chi non ha un’esperienza lavorativa pluriennale o per chi è in possesso di titoli di alta formazione.     

La soluzione ideale sarebbe rivedere i criteri di valutazione previsti nel bando, permettendo una più equa valutazione dei titoli e servizi, riservando comunque una parte dei posti a disposizione per l’assunzione dei precari. 

E se ormai i tempi politici non contemplano una tale revisione (le elezioni amministrative si avvicinano!), che il Comune si impegni a indire al più presto una nuova tranche di assunzioni con requisiti realmente meritocratici che coinvolga il maggior numero di professionisti dei servizi culturali, senza le penalizzazioni presenti nell’attuale bando, affinchè la cultura sia per davvero la speranza della città di Bologna. 

Mi Riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali – Bologna


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