Che stanno combinando MiBACT e MIUR in silenzio e in fretta?

La Scuola per il Patrimonio.

Non sappiamo altro.

E cos’è?

Secondo Giuliano Volpe, un bellissimo “policlinico dei beni culturali”, che preveda retribuzioni, un riordino e una riqualificazione. Insomma tutto bellissimo. Peraltro tutto in linea con il nostro primo documento programmatico.

E in effetti quando in settembre i due Ministeri hanno costituito una commissione congiunta per riordinare la caotica e confusa situazione dei percorsi formativi nei Beni Culturali, e del loro rapporto con il mondo del lavoro, ne eravamo a dir poco felici. Conoscevamo i rischi, ma finalmente i due Ministeri si parlavano. Serve in effetti riordino, riorganizzazione, pianificazione.

Ecco, il problema è che a due mesi di distanza sembra non ci sarà nulla di tutto ciò. Le informazioni che abbiamo, parziali e confuse, dicono alcune cose chiare e certe: stanno creando, a quanto pare, in fretta e furia, la Scuola per il Patrimonio, in commissioni chiuse, senza alcun dibattito pubblico, per poterla inaugurare entro la fine della legislatura.

E quando si fanno le cose in fretta e di nascosto in questo Paese…. c’è molto poco da essere ottimisti. Di cosa si tratta? A quanto pare di un anno aggiuntivo di formazione post Specializzazione, necessario per poter lavorare al MiBACT. Anno retribuito? Non lo sappiamo. Quanti posti? Non lo sappiamo. E tutti gli specializzandi del passato? Non lo sappiamo. E il rapporto con il dottorato? Non lo sappiamo. E tutte le discipline che non hanno scuole di specializzazione o ne hanno pochissime (antropologia, archivistica, restauro…)? Non sembra che il problema sia considerato.

Non possiamo commentare qualcosa che non conosciamo. O meglio, non possiamo commentarlo nel merito. Ma nel metodo sì: a chi serve questa fretta? A chi serve aggiungere un anno aggiuntivo di formazione – nel migliore dei casi – senza affrontare i problemi seri e urgenti (corsi distribuiti in modo difforme sul territorio, costi proibitivi del post laurea, caos nel rapporto tra Scuola di Specializzazione e dottorato di ricerca….)?

Come campagna Mi Riconosci? abbiamo solo un paio di richieste ai Ministeri:

  1. un processo pubblico, le cui commissioni siano aperte e i cui report siano accessibili, volto ad aprire una discussione approfondita sugli scopi e i contenuti della riforma che veda coinvolti i soggetti e le realtà che direttamente vivono il settore (funzionari ministeriali, studenti, specializzandi…).
  2. un post laurea nel settore dei beni culturali che, se deve essere, deve essere accessibile a tutti economicamente, retribuito, con corsi distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale (per tutte le discipline).
  3. Scuole per il Patrimonio (o come volete chiamarle) post laurea magistrale, a cui si acceda per concorso, retribuite, e con assunzione automatica al Ministero al termine delle stesse.
  4. Un concorso per tutti coloro che si sono formati entro marzo 2018, che preveda 5 mila assunzioni.

Richieste che ovviamente non possono essere slegate a tutte le richieste storiche della nostra campagna, quali un riordino e una riqualificazione al rialzo della qualità e della quantità dei corsi formativi del settore, e una riflessione seria sul rapporto tra questi percorsi formativi e l’accesso alla professione: riflessione che parta dal riconoscimento di ciò che c’è, non dal creare qualcosa in più per il vantaggio di pochi.

L’argomento di cui si sta trattando interessa migliaia di specializzandi e non solo. Tutti abbiamo il diritto di essere informati riguardo a ciò che sta accadendo, non a giochi fatti ma in corso d’opera. Tutti dobbiamo poter dare il contributo alla riforma, se riforma sarà. Ci auguriamo, con tutti noi stessi, che questo appello venga accolto al più presto.


4 Comments

Petra · 30/05/2018 at 11:27

E’ esattamente il contrario, e peggio. Serve a creare manager che non siano storici dell’arte, a ratificare la squalificazione, peraltro già invalsa grazie al sistema anticostituzionale delle nomine e degli accessi tramite aziende e cooperative. E grazie alla sostituzione della esclusività delle scuole di specializzazione, con i “master”, le de – specializzazioni per ricchi cretini.
Il tutto concepito al di fuori dell’università, l’unico organismo riconosciuto per la verifica della qualità delle conoscenze.
Il clientelismo ufficializzato.
Africa nera.

Blocchiamo la Scuola del Patrimonio, un’infamia contro i professionisti della Cultura – MI RICONOSCI? Sono un professionista dei beni culturali · 14/01/2018 at 17:30

[…] nascosto, in silenzio, in camere chiuse, a fine legislatura, esattamente come vi avevamo spiegato qui. Purtroppo hanno creato qualcosa di ancor peggiore, più superfluo, più dannoso di ogni […]

Blocchiamo la Scuola del Patrimonio, un’infamia contro i professionisti della Cultura | Docenti Preoccupati · 19/01/2018 at 00:04

[…] nascosto, in silenzio, in camere chiuse, a fine legislatura, esattamente come vi avevamo spiegato qui. Purtroppo hanno creato qualcosa di ancor peggiore, più superfluo, più dannoso di ogni […]

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