Il 26 e 27 settembre si tengono le Giornate Europee del Patrimonio. Ma la festa suona come una beffa, in un anno in cui cultura, educazione e istruzione vivono una drammatica crisi.

Le Giornate Europee del Patrimonio 2020 sono dedicate al tema dell’educazione. Durante il fine settimana del 26 e 27 settembre i musei, i parchi archeologici e i luoghi della cultura ospiteranno diversi laboratori e attività didattiche e, nella giornata di sabato 26 settembre, è prevista una apertura serale con il biglietto d’ingresso al costo simbolico di 1 euro, per una visita straordinaria nel rispetto delle misure di prevenzione dal rischio di infezione da Covid-19” recita con entusiasmo il sito del MiBACT.

Le Giornate Europee del Patrimonio (European Heritage Days), manifestazione paneuropea istruita nel 1999, promosse dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea, sono coordinate dal MiBACT con lo scopo di far conoscere ai cittadini europei il loro patrimonio culturale incoraggiando la partecipazione attiva per la salvaguardia e la trasmissione alle nuove generazioni. Imparare per la vita è il tema scelto dal MiBACT per questa edizione, due giorni per promuovere l’educazione e la formazione continua attraverso il patrimonio culturale, prendendo spunto da quello proposto dal Consiglio d’Europa “Heritage and Education – Learning for Life”. 

Ma, spulciando il calendario degli eventi in programma oggi e domani, viene da chiedersi quale senso abbiano molte di queste manifestazioni quest’anno. Dopo mesi di enormi difficoltà lavorative, con centinaia e centinaia di lavoratori del settore cultura e turismo fermi o meglio bloccati, messi nella condizione di non poter svolgere il proprio lavoro, con sale dei musei o interi piani chiusi o istituti culturali ancora totalmente serrati (causa mancanza di personale per tenerli aperti), a vedere tanto clima di supposta festa si ha l’impressione di una beffa. 

Per queste due giornate il MiBACT incoraggia la nascita di sinergie con le scuole e le università: “volte a costruire un nuovo racconto museale che tenga conto delle attuali esigenze formative e, al contempo, delle istanze di conoscenza espresse dalle nuove generazioni.” Tutto molto bello e vero, ma nel mondo reale molte istituzioni museali per questo inizio di anno scolastico ancora non presentano le loro attività e progetti rivolte alle scuole, non è chiaro ancora come devono affrontare questo problema e di cosa ne sarà dei tanti educatori museali esternalizzati e guide con patentino, dal momento che le scuole rappresentano un buon 50% degli ingressi per i musei. Imparare per la vita, ma sporadicamente, per la durata di un fine settimana e in giornate organizzate, durante le quali sono in programma anche attività educative rivolti ai bambini, fanno bene sperare per il futuro, ma quali sono i possibili scenari? All’interno del MiBACT se ne sta parlando?

Il problema, insomma, è che si punta ancora una volta a garantire lo straordinario quando manca l’ordinario. Musei che hanno ridotto i servizi, come il Museo del Bargello a Firenze, “aprono” fuori orario, cioè il pomeriggio. E per tanti esempi virtuosi, non mancano quelli contraddittori. Prendiamo le prevendite dei biglietti. Per alcuni eventi e aperture serali straordinarie gli ingressi sono al costo simbolico di 1 euro e se ne richiede la prenotazione obbligatoria, ma in alcuni casi questa ha un costo aggiuntivo che varia da sito a sito (1 euro al MArTA, mezzo euro a Ticketone per Pompei) e che ricordiamo incassano i concessionari privati per la gestione delle prenotazioni. Ci sembra un caso rilevante e da segnalare quello del Cenacolo Vinciano dove per poter entrare bisogna pagare un 1 euro per il biglietto e 2 euro di prevendita a Vivaticket. 

Non manca in queste giornate i casi di uso e abuso del volontariato. E esistono casi di clamoroso conflitto con il lavoro pagato, come a Roma, a Monte Testaccio (sito gestito dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e ancora chiuso dopo l’emergenza covid), dove al FAI è concessa un’apertura straordinaria con visita guidata condotta dai volontari dopo la quale si richiede un contributo a partire da 3 euro per iscritti FAI e 5 euro per non iscritti. Non mancano altri eventi. Solo per restare a Roma i volontari del Gruppo Archeologico Romano hanno in programma visite guidate a Villa Ada e una proposta culturale guidata lungo Via Appia antica; i volontari del FAI – Fondo Ambiente Italiano accompagneranno i visitatori con visite guidate nei giardini segreti della Galleria Borghese, in uno dei più importanti musei statali. Tutti casi in cui ci si chiede perché non attivare processi occupazionali virtuosi con guide professionali.

Insomma, non è chiaro a chi servano esattamente queste giornate, in un momento in cui ci si aspetterebbe che la fruizione dei luoghi culturali sia il più possibile spalmata su orari ampi evitando il rischio di concentrare molti visitatori in poche ore. Servono a chi stacca i biglietti, senza dubbio. E, va detto, nel momento in cui “ognuno fa ciò che vuole” gli esempi positivi, lasciati all’impegno dei singoli comuni, delle singole associazioni, dei singoli funzionari non sono mancati. Il Ministero sembra però sprecare nuovamente un’altra grande occasioni per creare occupazione mediante un efficiente investimento di risorse. Mentre musei, archivi e biblioteche sono chiusi o aperti con orari ridotti, mentre l’interazione tra scuole e luoghi della cultura è ancora in alto mare, non ci si aspetta certo un evento che rischia di dare un messaggio, più che fuorviante, di falsa normalità. 


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