corso ministeriale che incentiva il volontariato sostitutivo

Pubblichiamo di seguito la testimonianza di una delle partecipanti a un corso organizzato dal Ministero della Cultura in cui si spingevano i musei a impiegare volontari

Ciao, vi scrivo perché ho letto alcuni vostri post e mi sembra sia importante segnalarvi quanto segue. Ho avuto modo di partecipare al programma di formazione “Musei in corso“, voluto dall’allora MiBACT e organizzato dalla Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali, consistente in 12 webinar fruibili in diretta (da settembre a ottobre 2020) o in differita (fino a febbraio 2021) sulla loro piattaforma web.

Il corso era rivolto a tutti coloro che lavorano nei musei, sia pubblici che privati (ad esempio nel museo dove lavoro io, tutti abbiamo seguito i corsi: da chi sta in segreteria, a chi si occupa della comunicazione; dagli operatori museali, alla direttrice delle collezioni…), ma la cosa che mi ha lasciata senza parole, oltre al taglio abbastanza economico che è stato dato ad alcuni interventi -ma ormai si sa, i musei sono come i lunapark-, è che l’ultimo intervento, intitolato “Strategie di intervento e collaborazione”, serviva a fornire le competenze per rendere possibile l’intervento di volontari all’interno dei musei. Il relatore, oltre che come membro del Touring Club Italiano, si è presentato come il presidente di un’associazione, e ha reso disponibile la sua mail per chiarimenti, ma anche per eventuali collaborazioni. Lui è partito facendo esempi di persone che ripuliscono piazze, giardini, scuole… Però poi ha iniziato a parlare di musei. Lui ovviamente si faceva forza del fatto che abbiamo tanti beni culturali nel nostro paese (la solita nanna… che se uno va a vedere abbiamo anche molti laureati in materia, che però lavorano come camerieri o commessi) e che magari molte chiese o luoghi dimenticati possono essere aperte grazie all’aiuto dei volontari: “Penso che ci sono talmente tanti luoghi non aperti che probabilmente non basterebbero le guide professionali di tutt’Italia” diceva, o ancora “Si può immaginare patti di collaborazione con gli abitanti del luogo che garantiscono l’apertura in condizioni di sicurezza e così la loro fruizione?”. 

Ad un certo punto era stato in grado di convincere anche me (laureata in Beni Culturali, prossima alla laurea in Storia dell’Arte) del fatto che i volontari siano importanti laddove non arrivino le istituzioni… Ma io sto impiegando 5 (e probabilmente più) anni della mia vita, sto facendo sacrifici, sto investendo economicamente per la mia formazione per… andare a fare la volontaria?! E trovo assurdo che il Ministero cui tutti facciamo capo (attualmente MiC), in un corso aperto a tutti gli operatori museali (e con questo termine voglio comprendere tutti, dall’amministrativo, al direttore, al social media manager, al custode…) lasci spazio ad interventi in cui si incoraggia l’utilizzo acritico di volontari. Credo che sia bene – e anche l’ora –  che TUTTI, compresa la dirigenza ministeriale, si rendano conto che nessun volontario sia giustificabile nel momento in cui prende il nostro posto: mentre quello magari lo sta facendo nel tempo libero, o perché lo trova uno svago nella monotonia della pensione, o semplicemente perché lo appassiona… per noi è LAVORO. E servizi di qualità, gli unici che possono portare i cittadini a interessarsi, richiedono professionalità e competenza. 

L’autrice della lettera ci ha chiesto di rimanere anonima per autotutela


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