franceschini

Infine è arrivato. Dopo 9 anni, un paio di rinvii e circa due settimane di ritardo dall’ultimo termine che il Ministero si era dato (10 maggio) in data 24 maggio 2016 è stato pubblicato il bando, o meglio i bandi per l’assunzione a tempo indeterminato di 500 funzionari al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

E, come ovvio dopo la pubblicazione di un concorso pubblico di tale portata (che in realtà è minima, in un Ministero con età media sopra i 50 anni 500 assunzioni non bastano neppure per far fronte ai pensionamenti), fioccano i commenti, le discussioni, la rabbia.

É quindi necessario per noi procedere ad un’analisi dettagliata del bando e del significato politico di questo documento.

 

Abbiamo letto con attenzione i bandi e tentato di evidenziare i punti salienti, anche confrontandolo con la confusa bozza fatta circolare a marzo su cui avevamo scritto un articolo di denuncia e poi, a seguire, una lettera al Ministero chiedendo alcune modifiche.

Alcune cose sono rimaste, purtroppo, inalterate rispetto alla bozza di marzo, altre sono cambiate in meglio e altre, invece, in peggio.

Anzitutto non può che farci piacere il fatto che alcune delle gravi criticità che avevamo messo in evidenza sono state eliminate: è stata inserita la laurea LM-5 in archivistica e biblioteconomia come criterio di selezione; è stato corretto il titolo richiesto per il funzionario antropologo, non più “laurea in antropologia” (che in Italia ad oggi è solo in antropologia culturale), ma “ laurea specialistica, o laurea magistrale o diplomi di laurea rilasciati ai sensi della legge n. 341 del 1990, in antropologia culturale, o biologia, o scienze della natura, o titoli equipollenti conseguiti con percorso formativo attinente il profilo professionale di antropologo”, antropologo fisico, dunque; e ancora, anche se non è stato inserito il profilo professionale del diagnosta come noi chiedevamo, è stata quantomeno aggiunta la laurea LM-11 tra i titoli per poter partecipare al concorso, quindi i diagnosti potranno fare domanda, anche se per il profilo di restauratore. Sono novità importanti, che dimostrano che farsi sentire serve. Purtroppo le note positive finiscono qui.

 

Il Master biennale di II livello continua a essere un requisito d’accesso, fatto che, come abbiamo già spiegato, costituisce una situazione ai limiti dello scandalo e un titolo inserito palesemente in malafede con precise finalità. Il Dottorato continua a valere più del Diploma di Scuola di Specializzazione, nonostante la seconda fosse nata con la teorica finalità di formare i futuri funzionari ministeriali, mentre il primo è un percorso finalizzato alla ricerca.

Grande disomogeneità, alcuni l’avranno notato, è costituita dal fatto che per i restauratori sono sufficienti cinque anni di studi, mentre per tutti gli altri ne sono richiesti almeno sette. Per gli architetti invece, unica professione tra quelle contenute nel bando che prevede un esame di abilitazione, sarà richiesto come titolo d’accesso un titolo post laurea oltre all’abilitazione stessa: un fatto decisamente poco consono e davvero poco attinente alla realtà, data la scarsa propensione degli architetti a continuare gli studi con percorsi simili dopo la laurea, e di conseguenza la scarsissima offerta di corsi post laurea come quelli richiesti.

Infine c’è il profilo di “promozione e comunicazione” per cui vengono richiesti 36 mesi di esperienza professionale, anche presso soggetti privati, in sostituzione di un titolo post laurea. Una disomogeneità ingiustificabile, evidente sintomo dell’assenza di chiarezza e di interesse rispetto a questo ambito da parte dei dirigenti del Ministero. Per questo ultimo profilo non ci aspettavamo sicuramente drastiche correzioni, ma c’era la speranza di una minima serietà nel reclutare tecnici adibiti alla “promozione e comunicazione” del nostro patrimonio, poiché immediatamente coinvolti negli aspetti produttivi ed economici del mondo dei beni culturali; non sarà così, per diventare funzionario basterà una laurea qualsiasi ed un’esperienza lavorativa qualsiasi purché nominalmente nell’ambito.

Noi continuiamo a dirlo: la soluzione migliore è quella di valutare i titoli post laurea e l’esperienza professionale come punteggi aggiuntivi, costruendo concorsi che valutino davvero le competenze dei singoli senza barriere all’accesso basate su titoli che, oltretutto, non sono ad oggi economicamente accessibili a tutti. Ma torniamo sul bando.

 

Andiamo alle novità negative davvero, quelle non previste.

Sono cambiati i punteggi, ora chi ha lavorato fuori dal Ministero (svolgendo la professione per cui si concorre, sia chiaro), prenderà 2 punti di punteggio per ogni anno di lavoro. Chi ha lavorato dentro il Ministero, anche con stage e tirocini, prenderà 5 punti per 6 mesi di lavoro.

Quindi un mese di lavoro da tirocinante al MiBACT vale 5 volte di più di un mese di lavoro da collaboratore esterno del Ministero, fatto profondamente vergognoso e ancora una volta poco attinente alla realtà. Perché mai una persona, solo per aver lavorato fuori dal Ministero, dovrebbe essere cinque volte meno preparata di una che ha svolto un tirocinio (e sappiamo di che tipo di tirocini si tratta) dentro al MiBACT? Un criterio vergognoso, discriminante, che peraltro sembra volto non solo a favorire gli interni, ma anche a stimolare noi giovani ad accettare tirocini “formativi” che di formativo non hanno nulla, che sono usati per coprire i buchi del MiBACT, che utilizzano professionisti in cambio di piccole mance e senza alcuna finalità assunzionale, in cambio di qualche punticino in più ai concorsi. Non ci stiamo, il Ministero dovrebbe finirla con quei tirocini, anziché stimolarli e giustificarli. E, lo diciamo chiaro, un professionista che lavora fuori dal Ministero deve avere la stessa identica dignità di uno che lavora all’interno del Ministero, questa enorme disparità è del tutto ingiustificata e persone altamente preparate e qualificate rischiano di restare escluse per via di questi assurdi punteggi.

E poi andiamo ai posti. E anche qui le sorprese sono parecchio brutte.

5 demoetnoantropologi, 5 antropologi fisici: un numero ridicolo, che palesa una volontaria marginalizzazione della materia. E anche gli storici dell’arte conoscono il declino, con solo 40 posti previsti su 500.

137 funzionari saranno destinati solo alla Regione Lazio, con buona pace del patrimonio diffuso. Nel Lazio si arriva a 10 bibliotecari su 25, e addio biblioteche; 5 demoetnoantropologi su 5, e tanta buona fortuna al patrimonio culturale immateriale italiano. Il rapporto col territorio diventerà sempre più complesso.

La lista potrebbe essere lunga, i numeri sono impietosi, basti citare i 5 tra storici dell’arte, archivisti e bibliotecari previsti per l’intero Mezzogiorno: sembra abbastanza evidente che si sia deciso di far funzionare decentemente le sedi centrali e non tutte le altre. Come si può, in queste condizioni, pensare che le Soprintendenze possano praticare una riforma che le rende Soprintendenza unica con sette aree funzionali? Chi può far funzionare le aree funzionali se il grosso dei nuovi assunti sarà concentrato a Roma? Il tutto assume contorni grotteschi.

Il Concorso tanto atteso rischia di tramutarsi in una storiaccia densa di errori e di logiche politiche di cui vorremmo sbarazzarci quanto prima, inserendosi in una tendenza pluriennale di penalizzazione per il patrimonio diffuso a vantaggio delle “eccellenze”, nonché inasprimento della competizione tra le singole categorie di professionisti e fra coloro che hanno seguito percorsi formativi e lavorativi diversi (dottori di ricerca contro specializzati, tirocinanti del MiBACT contro chi ha esercitato la professione nel settore privato, ecc.).

Non a caso, sul Ministero si stanno riversando critiche da più parti che sottolineano le incongruenze, le mancanze e i gravi problemi riscontrabili nel concorso. Ci auguriamo, innanzitutto, che il MiBACT prenda atto del dibattito che si sta generando e abbia il coraggio di apportare modifiche ai bandi stessi. Ci auguriamo che le commissioni lavorino al meglio, evitando abusi o difformità che, visti i requisiti elencati (a partire dal Master biennale di II livello), è altamente probabile che si palesino: a chi sederà nelle commissioni il nostro augurio di buon lavoro.

Infine, ci auguriamo che, alla luce delle criticità riscontrate nei bandi e del numero del tutto insufficiente di assunzioni, a questo concorso ne segua a breve, a brevissimo, un altro, più serio, con criteri maggiormente condivisibili, che sia in grado di valutare le competenze dei professionisti e che copra il reale fabbisogno del Paese.

Sempre più consapevoli che abbiamo ancora tanta strada da fare per ottenere la dignità professionale, una strada da percorrere insieme.

 


7 Comments

Daniela Lippi · 28/05/2016 at 18:17

faccio solo una precisazione per la categoria dei restauratori, che è quella che conosco meglio facendone parte. La regolamentazione della tipologia di formazione nel campo del restauro è avvenuta solo dal 2009 con i D.M. 86 e 87. Le prime lauree magistrali sono infatti partite in quell’anno. Per il resto da sempre è esistita una gran quantità e pluralità in quanto a formazione, dalle saf alle scuole regionali a corsi triennali nelle università ecc ecc…motivo per il quale è ancora ad oggi non conclusa la procedura di qualificazione per restauratori e collaboratori restauratori (art. 182 del Codice) che è iniziata nel lontano 2001. Difficile dunque usare solo titoloni di studio per i restauratori. Una delle novità è la possibilità di accedere al concorso con il riconoscimento della qualifica in base al 182. Peccato che l’elenco restauratori non sia ancora stato pubblicato e che non v’è certezza che lo sia entro i termini del concorso. Dunque pare si possa partecipare inviando la ricevuta di invio alla domanda telematica del procedimento. Ma almeno si può partecipare!! non avremo nessun titolo a punteggio ma uno se la può giocare in sede di esami.
Per il resto son d’accordo con voi.

tesixte · 31/05/2016 at 00:25

Buonasera. Mi chiamo Marilena, sono laureata in Lettere Moderne ed in Scienze Sociali. Quando a fine Aprile sono venuta a conoscenza del bando di concorso che di lì a poco (?!? ) sarebbe stato emanato, ho per un istante creduto ad una possibile (ma non concreta) opportunità professionale. Ho pensato. ” Studierò quanto è necessario per l’accesso all’iter selettivo. Poi si vedrà.”. In seguito ad una razionale riflessione, poi confermata dall’emanazione del bando, quel quid sopra menzionato, si è banalmente assopito. Ho letto più volte i requisiti per la partecipazione riscontrando incongruenze ed anomalie compatibili con l’esaustivo commento appena letto. Lungi da intenti demagogici, è oltremodo retorico chiedersi quando la trasparenza meritocratica (o chimerica) troverà in qualche logica spazio-temporale riconoscimenti e apprezzamento idonei?. Grazie.

Luce · 02/06/2016 at 08:10

Mi complimento per l’esame accurato da voi svolto; sono rimasta di stucco leggendo tra i requisiti il carattere “biennale” del master, è così evidente l’incongruenza di questo ed altri punti che mi chiedo perché gli ordini e le associazioni di categoria non siano riusciti ad impugnare questo bando a dir poco illegittimo.
Grazie

giuseppe · 15/06/2016 at 09:22

È stata annullata il requisito della laurea lm-11 in corso con grande felicità immagino di chi ha già fatto domanda….della serie perché hai dei diritti te ? Tu fai solo quello che io dico come voglio io e dove dico io e alle regole che mi invento la mattina…le rettifiche servono a cambiare errori di battitura…quando cambi i requisiti di accesso annulli il bando e rimborsi chi ha pagato…in un paese civile..ma poi mi riviene in mente che siamo in Italia.

giuseppe · 15/06/2016 at 09:44

ma possono togliere una classe di laurea (nei restauratori hanno eliminato la LM-11) dopo che sono state già avviate le procedure di iscrizione? (e sicuramente qualcuno avrà pagato il bollettino per partecipare)

#500perlacultura: al via le prove preselettive – biblioteche off torino · 03/08/2016 at 12:17

[…] geografica e per profilo professionale, dei posti previsti dai provvedimenti sono solo alcune delle criticità ravvisate, che hanno alimentato il dibattito intorno al tema dell’accesso alle professioni dei […]

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