Pubblichiamo il comunicato stampa di contestazione al bando della Regione Abruzzo che cerca pensionati da impiegare come consulenti a titolo gratuito nei servizi bibliotecari

Il 25 febbraio 2025 La Regione Abruzzo ha pubblicato un bando con cui cerca consulenti a titolo gratuito, pensionati, per attività di supporto al Servizio Beni e attività culturali all’interno del “Dipartimento Sociale – Enti locali – Cultura”, per tutte le principali istituzioni bibliotecarie della regione. A segnalarlo è l’associazione Mi Riconosci?, che dal 2015 denuncia lo sfruttamento e lo svilimento dei professionisti e delle professioniste operanti nel settore culturale, e che chiede alla Regione di ritirare il bando in questione.

Nel bando, del 25 febbraio 2025, si legge che la domanda potrà essere presentata dal personale in quiescenza del settore pubblico e privato che abbia maturato una significativa e qualificata esperienza professionale nelle attività di catalogazione di beni librari e del fondo antico, accoglienza e front office in biblioteca e gestione del prestito bibliotecario. Un insieme di mansioni fondamentali per il funzionamento di una biblioteca che, sebbene svolte a supporto del personale dipendente, sarebbero affidate a persone in pensione e non retribuite, svilendo così un’intera categoria professionale, già frequentemente soggetta a cattive condizioni lavorative.

“Quella della Regione Abruzzo è una scelta inaccettabile perché dimostra la volontà di un ente pubblico di non investire nella cultura per il proprio territorio, preferendo ricorrere a una soluzione a costo zero dal punto di vista economico, ma molto alto dal punto di vista umano” dichiara Valentina Colagrossi, attivista di Mi Riconosci? “L’impiego di persone in pensione, seppur competenti, a titolo gratuito per svolgere i compiti indicati nel bando – continua Colagrossi – si configura come una forma di volontariato sostitutivo, un fenomeno largamente diffuso in ambito culturale e che esclude dal lavoro un gran numero di professionisti e professioniste, che vedono così sparire un’opportunità occupazionale in un contesto lavorativo già segnato da precariato, appalti al massimo ribasso e retribuzioni povere”.

Le sedi individuate sono ben otto e sono distribuite su tutto il territorio regionale, da L’Aquila a Chieti a Vasto, ma il bando non specifica quante persone saranno effettivamente selezionate per svolgere un servizio che, si legge nel bando, “contribuirebbe in modo significativo a migliorare, in termini di efficienza ed efficacia, lo svolgimento delle attività di competenza di tutti gli Uffici interessati”. 

“La carenza di disponibilità economica non può essere una giustificazione perché, proprio in virtù dell’importanza riconosciuta in queste mansioni, bisognerebbe trovare il modo per retribuirle correttamente” chiosa Mi Riconosci, che chiede che la Regione Abruzzo faccia un passo indietro e ritiri il bando a favore di una soluzione che rispetti il valore del lavoro in ambito culturale.


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