Torino ha bisogno di te e del tuo lavoro gratuito: la strabiliante strategia per la tutela dei beni culturali!

Pubblichiamo la denuncia di Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito sul bando della Città di Torino per il reclutamento di volontari: un altro grave caso eclatante di come nel beni culturali si preferisca ricorrere al volontariato o a forme di lavoro sottopagato, anziché investire per le assunzioni necessarie, nel lavoro retribuito e nella dignità dei professionisti del settore
Sembra ormai un gioco della settimana enigmistica, vista la frequenza del fenomeno, quello di appioppare a Torino il ruolo di capitale, il palmares ne raccoglie di ogni tipo : capitale dello sport, dei giovani, della cultura, dello street food, del cinema, del jazz, del teatro di strada e, perché no , del cioccolato.
Ora le istituzioni stanno lavorando assiduamente a un nuovo titolo, quello di capitale del lavoro gratuito.
I sentori sono stati molteplici soprattutto considerando il trend degli ultimi anni, teso a moltiplicare il numero di bandi per volontari dei grandi eventi, ultimo caso quello dell’esercito di giovani volontari al Torino Film Festival, che in mancanza di fondi ha dovuto inventarsi questo stratagemma per mantenere costante la vasta programmazione degli anni passati.
Il bello però deve ancora incominciare, infatti navigando sul sito turismotorino.org si può ammirare il nuovo bando che la città propone ai suoi abitanti.
“Torino ha bisogno di te e del tuo entusiamo”, recita in pompa magna il bando per volontari,”In base ai tuoi interessi, alle tue predisposizioni e alla tua disponibilità, sarai una risorsa fondamentale per la nostra attività di informazione e accoglienza turistica; in prima linea per accogliere il grande afflusso di visitatori e turisti attesi per gli eventi culturali e congressuali. L’attività si svolgerà nel cuore degli eventi in desk e postazioni informative, oppure presso gli Uffici del Turismo dove è prevista anche la raccolta di dati statistici per le attività dell’osservatorio turistico.”
Chiaramente non è tutto oro quel che luccica e il bando pone anche dei paletti, che sbarreranno inevitabilmente la strada verso la gratuità ad alcuni ma l’aprirà a molti , i fortunati saranno “persone in età compresa tra i 18 e i 45 anni con conoscenza fluente di almeno una lingua straniera“
La durata di questo sogno è di ben due anni, vincolati da un accordo stipulato con il comune di Torino. Entrare a far parte di questa squadra fortissimi è semplicissimo: basta compilare il modulo presente nell’annuncio e presto gli addetti alla selezione ti contatteranno! Le domande sono poco invasive e veloci: conoscenza lingue, competenze informatiche, frequenza nell’uso dei social network e disponibilità durante la settimana.
In sintesi l’amministazione pensa di ovviare alla mancanza di fondi pubblici sul settore dei beni culturali tramite lo sfruttamento di giovani qualificati (competenze linguistiche e informatiche) e in cerca di occupazione, peraltro con la prospettiva di svolgere mansioni che richiederebbero professionalità specifiche. Come accade troppo spesso, ci troviamo di fronte a una sostituzione del lavoro retribuito dei professionisti con progetti di volontariato e quindi di lavoro gratuito. Inoltre, viene snaturata la natura del volontariato: non più prestazione ausiliaria affidata all’impegno civico, ma tappa sempre più obbligata per l’ingresso nel mondo del lavoro per le nuove generazioni giustificata con la presunta necessità di accumulare esperienza e formazione con la promessa di accedere in futuro al salario.
Questa politica non ci sconvolge, infatti risulta assolutamente in riga con gli ultimi folli sviluppi del MIBACT. Da questo punto di vista, è emblematico il bando pubblicato di recente dal Ministero per l’assunzione di 29 volontari del Servizio Civile Nazionale in occasione del Giubileo della Misericordia, la cui gravità è stata denunciata dalla campagna Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali: un’ulteriore sperimentazione per risparmiare sul costo del lavoro (433€ mensili come i famigerati mini-jobs tedeschi e le forme di lavoro sottopagato liberalizzate dal Jobs Act) per prestazioni che ricadono nei servizi professionali e nell’attività di ricerca.
Ci sconvolge e ci indigna la nonchalance con il quale l’ennesimo processo di sfruttamento intellettuale e lavorativo delle nostre generazioni venga fatto passare come un’occasione unica, utile a rafforzare curriculum e attaccamento sabaudo.
Sicuramente Expo ha brevettato sublimemente questa pratica: utilizzare la parola volontariato è molto più efficace rispetto a parole meno accattivanti come tagli, disoccupazione, gratuità e sfruttamento.
Una città che non garantisce a tutti l’accesso alla cultura, aumentando costantemente gli ingressi ai poli museali, e che consegna ogni anno ai privati un pezzetto in più di beni pubblici e culturali, lasciando la gestione artistica ma non quella amministrativa al pubblico (com’è accaduto recentemente al Museo Nazionale del Cinema) non può arrogarsi il diritto di decantarsi in alcun modo.
Sappiamo bene che con l’avvicinamento alle elezioni avverrà esattamente il contrario. Nei prossimi mesi la propaganda elettorale ci racconterà una Torino ancora più bella, rinata, post-industriale e eco-friendly del normale, per quanto sia possibile narrare l’inesistente; per fortuna però, chi davvero vive la città riesce ancora a leggerne le contraddizioni e ad aggiudicarle i titoli che realmente si merita: capitale di speculazioni, privatizzazioni, sfratti, inquinamento, gentrificazione, precarizzazione e inaccessibilità ai servizi.
Dopo dieci anni possiamo ancora dire che “passion lives here”, ma forse questo non basta a chi invece rivendica welfare, reddito e diritti, per potersi finalmente riappropriare della possibilità di un’esistenza dignitosa.


1 Comment

la tartaruga · 23/01/2016 at 19:37

Caro miriconosci, l’attività di cui parli si chiama VOLONTARIATO. Non è in atto un reclutamento forzato di giovani abili per costringerli a lavorare gratuitamente. Tanto è vero che i volontari di Turismo Torino (progetto Torino &You) sono in attività da più di 10 anni, il loro profilo medio è lavoratore / pensionato. Ci sono pochissimi under 40 fra loro. Se il Comune ha scelto quella fascia di età per il nuovo reclutamento è probabilmente per “svecchiare ” un po’ l’organico. La domanda ora è: questi volontari tolgono lavoro a qualcuno? Siamo veramente sicuri che in loro assenza il Comune assumerebbe lo stesso numero di persone per fare le stesse attività? Prova ad indovinare: NO. Semplicemente questi servizi verrebbero tagliati con un danno per tutto quello che è legato all’attività turistica (meno gente a Torino=meno acquisti nei negozi, meno gente nei ristoranti, alberghi vuoti) e su tante altre cose su cui campiamo tutti. E non perché le amministrazioni locali siano per forza “cattive”, semplicemente giocano con le carte che hanno in mano. Ci tengo a dire questo anche perchè ultimamente si sta assistendo ad un vero e proprio “dagli al volontario”, come se fosse la causa di tutti i mali e quello che ruba il lavoro ai ‘ggiovani, e non l’ultima ruota del carro come effettivamente è. Forse che i veri problemi vadano individuati ad un livello più alto? Forse che tutto il sistema é da migliorare, e nel frattempo si tira a campare? Grazie per l’attenzione

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