custodi

Gentile ministro Bonisoli,

mi chiamo Valeria, ho 27 anni, e sono un’educatrice museale, temporaneamente disoccupata. Ho letto le sue dichiarazioni sul Corriere della Sera, da lei rivendicate martedì pomeriggio: “i prossimi custodi museali li voglio tutti laureati, a conoscenza di almeno una lingua e in grado di dare importanza alla narrazione di una visita”.

Perché, signor Ministro? A chi gioverebbe una simile riforma? Non lo sa che i custodi non si occupano di visite?

Mi sono laureata nel 2015, con una tesi di laurea su l’origine e l’evoluzione dei musei, con particolare focus sul circuito museale dell’area centro-appenninica; ho analizzato nello specifico la loro missione educativa, lo studio e il coinvolgimento dei pubblici. Conosco molto bene la Carta nazionale delle professioni museali redatta dall’ICOM, che a pagina 24 spiega che i custodi si occupano di custodia, accoglienza al pubblico, e prima informazione. Conosco bene anche il funzionamento di un Museo, le figure professionali che vi lavorano, la necessità di avere un personale che si occupi di garantire l’identità e la missione del museo, di gestione, monitoraggio e conservazione del Patrimonio, di valorizzazione delle collezioni attraverso attività culturali, educative e di divulgazione scientifica, e so bene come siano necessari ruoli di supervisione e connessione tra tutte le figure professionali.

E lei pensa che, alla luce di tutto ciò, sia utile, rivendicabile e soprattutto innovativo mandare me, o tanti altri miei colleghi ugualmente o maggiormente preparati, a fare i custodi?

Probabilmente lei già lo sa, la sua idea non è affatto innovativa, da anni tantissimi custodi assunti nei Musei italiani sono laureati: non solo, alcuni hanno anche diversi titoli post-laurea. E sa cosa accade? Che a volte sono dequalificati, costretti a mansioni molto diverse da quelle per cui si sono preparati, altre volte invece fanno molto più dei custodi, con stipendio da custodi. Ho fatto un tirocinio in un importante museo di Napoli, poi il servizio civile in una forse ancor più importante struttura a Firenze, e l’ho visto con i miei occhi: sono assunti come custodi, ma non fanno i custodi. Si occupano di visite in diverse lingue, catalogazione delle collezioni, di progettare attività culturali e di valorizzazione, di arricchire i contenuti del materiale informativo, di gestire le pagine social e di organizzare eventi. Sono operatori museali, sono laureati in Storia dell’Arte, Archeologia, Management dei Beni Culturali, Lingue. Non sono custodi, non svolgono il lavoro del custode, ma sono pagati come tali e trattati come tali.

E i custodi, quelli che davvero si occupano solo di custodia e accoglienza, hanno paura, soprattutto le centinaia di custodi esternalizzati. Ne ho conosciuti tanti, in questi anni di attivismo con Mi Riconosci. Appassionati, competenti, gentili. Terrorizzati all’idea di perdere il lavoro a favore di qualcuno di più competente e preparato, che per lo stesso misero stipendio potesse fare molto di più, per il profitto della Fondazione.

E lei questo sistema non lo vuole combattere, ma legalizzare? Davvero?

Certo, ci sono anche custodi incapaci e maleducati, è ovvio, come in tutte le categorie, e ancor più in una categoria che negli anni è stata utilizzata per il voto di scambio e per crearsi un bacino elettorale. Forse queste sono le dinamiche da combattere, non i custodi diplomati.

Io sono un’educatrice museale, e voglio mettere le mie competenze al servizio della collettività. Sarei felicissima di lavorare in un Museo, con altri colleghi; sarei felicissima di collaborare con il dipartimento di audience development, con i curatori delle diverse collezioni, con il dipartimento che si occupa di conservazione e monitoraggio delle collezioni, con chi si occupa di gestire la parte finanziaria e la comunicazione, e infine con chi si occupa di accoglienza, aiutandolo e orientandolo in modo che possa fornire il miglior servizio al pubblico. E vorrei collaborare con i miei colleghi nei Musei vicini e lontani, e nelle altre istituzioni del territorio, in modo da creare un servizio integrato che migliori la fruizione per cittadini e turisti. E molto altro ancora.

Purtroppo tutto ciò non esiste nei nostri Musei, perché da anni ci inquadrano con stipendi e contratti da custodi, perché da anni non si investe sulla professionalità, sulla ricerca, sullo sviluppo. Io voglio fare l’educatrice museale, non la custode.

Perché lei invece vuole creare per legge questa strana figura del custode multiuso, slegato dal proprio titolo e dalle proprie competenze?

Io e i miei colleghi, glielo posso assicurare, non lo accetteremo.

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