Per questo l’associazione Mi Riconosci e le altre realtà firmatarie della petizione condannano questo modello di gestione: “Le fondazioni il più delle volte, una volta preso in gestione un bene culturale, tendono ad alzare i prezzi dei biglietti risparmiando sul costo del lavoro, ricorrono al volontariato sostitutivo, adottano contratti non adeguati, a chiamata e senza le necessarie tutele, e in caso di perdita chiedono aiuti allo Stato. Il regime privato in cui operano permette loro di non ricorrere a concorsi pubblici trasparenti per assumere personale. In più, a causa dell’opacità stessa dello strumento giuridico della fondazione, rimangono problematiche le possibilità di recesso degli enti pubblici, per cui ogni concessione si configura di fatto come perpetua” si legge nella petizione.
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