No, Mc Donald’s non è il problema. Mc Donald’s è il primo beneficiario del problema. E per questo merita tutta la nostra opposizione.

Alla stragrande maggioranza dei cittadini romani e non solo è stato subito chiaro perché il progetto di un nuovo McDrive presso le Terme di Caracalla costituisse ciò che si poteva definire “una follia”: un fast-food con ampia area parcheggio in una zona vincolata dall’UNESCO, dall’altissimo valore storico-archeologico, e che costituisce una delle pochissime aree non cementificate del centro di Roma. Un progetto approvato nel silenzio generale (ignoto alla cittadinanza, ignoto al Comune, ignoto anche all’intera giunta del I Municipio fatta eccezione per la presidente), che spaccia un McDrive per “bistrot” e la costruzione di una nuova area di ristorazione con parcheggio per “riqualificazione urbana”.

A chi ha chiaro il problema diciamo: sì, ci opporremo a questa vergogna. Queste righe non si rivolgono a voi.

Queste righe si rivolgono a tutti coloro che non comprendono il problema o l’accanimento verso il progetto, coloro che dicono “perchè questo caos solo per un McDonald’s, quando street food scadente è venduto in ogni via di Roma?” o “ha aperto in Piazza di Spagna nel 1986, tanto casino anche allora, e non è morto nessuno”.

Il problema, chiaramente, non è Mc Donald’s. Checché ne abbiano scritto i (pochi) sostenitori del progetto, come Massimo Tonelli che su Gambero Rosso scrive “anche noi, come è ovvio, avremmo preferito che in questo spazio verde paesaggisticamente pregiatissimo venisse a fare il proprio progetto qualche grande ristoratore romano pluripremiato nella nostra Guida, o qualche giovane chef, o un importante investitore dall’estero capace di portare nella capitale un format innovativo e mai visto prima”. Nessun anche, nessun ovvietà: il problema non è né la qualità del cibo venduto, o il prezzo, né la nazionalità del padrone. Proprio no.

Il problema è un sistema che mette in vendita ogni angolo delle nostre città a chi offre di più. Può essere McDonald’s, ma può essere anche Eataly, che a Bologna ha preso possesso di ampi spazi storici della città, può essere Burger King che apre dentro l’Università di Torino, possono essere tanti, tanti, tanti altri esempi. Sarebbe stato un problema anche se lì, all’Eurogarden, di fronte alle Terme di Caracalla, avesse aperto Giangio il Paninaro o il Bistrot della Nonna, se avessero previsto quell’enorme parcheggio. Perché tutti, tutti sanno che l’ultima cosa di cui ha bisogno la zona centrale di Roma sono progetti simili. Ma né Giangio né la Nonna avrebbero mai avuto il potere economico per ottenere una simile concessione. Lì, all’Eurogarden, la destinazione più logica per lo stabile in questione sarebbe probabilmente una legata al vivaio e alla botanica, ma certo si possono valutare tante altre destinazioni legate a servizi per turisti e residenti: chiaro, sono tutte destinazioni che non pagano. 

Mc Donald’s ha aperto in alcune delle piazze più belle delle nostre città, e presso moltissime delle nostre stazioni. Ha utilizzato il suo potere economico per prendere possesso di alcuni luoghi assolutamente strategici dal punto di vista commerciale, luoghi in cui è praticamente impossibile andare in perdita. E ciò crea una serie di problemi: problemi per le attività commerciali preesistenti, problemi di omologazione dei nostri centri storici e perdita delle specificità locali, e problemi di emulazione. Sì, perché se apre un fast-food qualunque, pur pagando un corposo affitto, come si può vietare l’apertura di altri? “C’è un Mc Donald’s e non fate aprire me?”, e così accade che nel centro di Roma il regolamento finisce per essere applicato solo ai rivenditori di cibo stranieri, mentre apre un Five Guys in pieno centro. La location del supposto nuovo Mc Donald’s è spettacolare, incredibile, non c’è nessun motivo per cederla a una catena di fast-food. E farci un grande parcheggio. Nessuno, tranne quello economico. E se aprono loro, lì, come si farà a dire di no agli altri in altri luoghi altrettanto spettacolari?

Proprio come accadde dopo l’apertura di Piazza di Spagna. I nostri centri storici, quelli che tutti vogliono, quelli a cui tutti ambiscono, non possono essere sottomessi alla regola del miglior offerente, sennò non rimarrà nulla, solo un parco giochi per turisti. Per fortuna questo è ormai chiaro a molti.

Ah, il cosiddetto “degrado” dello stabile è dovuto al fatto che i proprietari hanno atteso un compratore molto facoltoso, che, ovviamente, poteva essere solo qualcuno che vendesse cibo. Ma Comune e Soprintendenza hanno il dovere di tutelare il centro storico, non i proprietari.

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1 Comment

Francesco · 24/08/2019 at 14:27

Non resta che aspettare la chiusura del vivaio o l’acquisizione da parte del comune di Roma (che è anche peggio, considerando l’inadeguatezza assoluta di chi lo gestisce al momento).

Ma alla fine è quello che si merita un paese mentalmente arretrato come l’Italia, dove ci sono le rivolte quando una cattiva multinazionale intende aprire un ristorante in una struttura destinata a chiudere per fallimento, mentre a 20 metri dalle terme di Caracalla il camion di Giangio il Paninaro può stare tranquillamente (al punto da figurare anche su google street view).

Complimenti per la vostra posizione. Siete i mejo.

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