Questa sezione è rivolta ai datori di lavoro e ai committenti che si avvalgono delle prestazioni dei professionisti dei Beni Culturali. È una parte molto delicata, perché gli impegni che si chiedono mettono in discussione la priorità degli interessi economici e della loro massimizzazione da parte dei soggetti che acquistano manodopera (fatto questo però che vale solo per i datori di lavoro privati, non per i dipendenti pubblici che hanno una qualche responsabilità su assunzioni, risorse umane, stipula di collaborazioni). Si riconosce tuttavia che il mercato del lavoro iniquo e ingiusto che conosciamo non sempre è sfruttato da datori di lavoro e committenti, ma è spesso “subito” (troppo passivamente, purtroppo), in quanto, in mancanza di un’azione e di una presa di coscienza collettiva come quella che si propone con questo Patto, sembra che l’unica strada per sopravvivere a tagli o al libero mercato sia quella di adeguarsi a una competizione al ribasso sugli standard professionali, sul costo del lavoro e sulla dignità da riconoscere al lavoro stesso. Si tratta di una parte decisiva del Patto, visto che intende far risconoscere da tutte le parti in gioco l’esigenza non più rimandabile di riconoscere il valore del lavoro culturale, la sua dignità, l’obbligo di rispettare pieni diritti e di prevedere un’adeguata retribuzione. Affermare questi principi anche come datori di lavoro e committenti significa inceppare il carattere dominante del mercato del lavoro del settore, che si caratterizza per lavoro sottopagato o addirittura gratuito, scarsa valorizzazione dei titoli di studio, occupazioni saltuarie e con un basso livello di diritti riconosciuti.

In particolare, come datori di lavoro e committenti, sottoscriviamo l’impegno a:

  1. Riconoscere un equo compenso ai dipendenti e ai liberi professionisti che svolgono un servizio, garantendo regolari contributi e prestazioni sociali (disoccupazione, ferie, malattia, maternità, ecc.).
  2. Spingere per l’attuazione della legge 110/14 e per l’approvazione di nuove leggi sempre più chiare e vincolanti, in particolare sull’approvazione di requisiti professionali che garantiscano qualità del lavoro e impediscano la sua dequalificazione.
  3. Non impiegare manodopera non specializzata in mansioni che richiedono una precisa qualificazione: operatori edili generici, ad esempio, non devono mai essere impiegati per un intervento di restauro (articolo 29, comma 6, Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio 2004);
  4. Ricorrere al volontariato soltanto per attività saltuarie, accessorie, che non prevedono mansioni specialistiche, dunque non chiedere mai ai volontari titoli di studio o esperienze pregresse, in modo da porre un freno alla piaga del lavoro gratuito mascherato da volontariato.
  5. Mettere a disposizione dei dipendenti risorse per l’aggiornamento e la formazione professionale.
  6. Non partecipare alle gare d’appalto degli enti pubblici che prevedano il criterio del massimo ribasso o comunque criteri che spingono le imprese a competere sul costo del lavoro, anziché sulla qualità della prestazione.
  7. Prevedere tirocini curriculari e post-laurea solo rispettando le linee guida in materia di tirocini (approvate nel 2013 dalla Conferenza permanente per i rapporti fra Stato, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano), garantendo quindi indennità, rimborso delle spese, iter per la trasformazione del tirocinio in contratto di lavoro (per i post-laurea).
  8. Segnalare all’Ispettorato del Lavoro ditte, imprese e committenti che non rispettano le disposizioni precedenti, in quanto lesive dei diritti e della dignità dei professionisti dei Beni Culturali e del lavoro culturale in generale, nonché forme di concorrenza sleale sulla pelle di chi lavora nel settore.

INDICE:

Abstract

I. Perché un Patto per il lavoro culturale?

II. Premesse e obiettivi

III. Impegni tra le parti

III.I Accademici, professori e formatori

III.II Professionisti e aspiranti tali

III.III Datori di lavoro e committenti

III.IV E infine… per tutti i cittadini

È possibile sottoscrivere il patto mediante l’apposito modulo di sottoscrizione presente in ogni sezione del documento, oppure mandando una mail all’indirizzo miriconosci.beniculturali@gmail, allegando  il modulo di sottoscrizione compilato (modulo-sottoscrizione-plac).

Clicca qui per scaricare il pdf completo! PLaC

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