In quanto uomini e donne preposti alla formazione delle nuove generazioni di professionisti dei Beni Culturali, riconosciamo l’importanza della formazione, dei formatori e in particolare delle Università, nel creare nelle nuove generazioni una coscienza collettiva e una conoscenza civica e professionale. Negli anni nel nostro settore, così come in altri, anche sotto la spinta di tagli e attacchi governativi, l’Università ha finito per venir meno troppo spesso a questo ruolo, accettando di buon grado di produrre corsi di laurea e post-laurea con il fine primario di accrescere i proventi. Nel settore della cultura questa dinamica, unita al problema storico del recente e tardivo riconoscimento delle professioni culturali intese come tali, ha contribuito non poco a creare la situazione odierna, in cui troppo spesso, al termine del percorso formativo, l’ormai ex studente non si percepisce ancora come professionista, obbligato ad affrontare ancora diversi anni di “gavetta” in una selva fatta di tirocini e lavoro gratuito. In questo la realtà Accademica può e deve fare di più, soprattutto uscendo dal suo “castello di vetro” e alzando la voce per contribuire alla difesa, o alla creazione, di principi e diritti che devono essere inalienabili e ad oggi non sono nemmeno riconosciuti.

Per questo ci impegniamo, di concerto con professionisti e aspiranti tali, e con i datori di lavoro del settore, a promuovere finalmente in Italia un lavoro culturale di qualità, ponendo fine ad abusi e pratiche a dir poco offensive della dignità professionale delle persone da noi formate.

In particolare, come accademici, professori e formatori, sottoscriviamo l’impegno a:

  1. Considerare ogni persona che noi ci troviamo a formare come un potenziale professionista del futuro, lottando per una formazione di qualità che sia in grado di fornire al laureato le competenze (non solo teoriche o tecniche, ma anche civiche) per poter svolgere la professione in questo Paese.
  2. Valorizzare i nostri corsi di laurea come altamente professionalizzanti e riformare tutti i corsi ad oggi esistenti che non sono in grado di fornire agli studenti competenze adeguate alla professione contemporanea, costruendo una pianificazione all’interno del sistema universitario nazionale che tenga conto delle esigenze nazionali e territoriali.
  3. Opporci a qualsiasi progetto che utilizzi studenti a titolo gratuito in sostituzione di professionisti o personale pagato.
  4. Consigliare agli studenti soltanto la partecipazione a tirocini e stage che abbiano un profilo altamente formativo.
  5. Evitare qualsiasi utilizzo del lavoro gratuito post-laurea e rompere i rapporti con le realtà che ne fanno uso.
  6. Contribuire attivamente ad abbattere tutti gli ostacoli economici che impediscono a “capaci e meritevoli (art.34 della Costituzione Italiana)” di raggiungere i più alti gradi degli studi, nonché dunque la pratica della professione, siano essi legati ai costi delle tasse universitarie, dei vari corsi post-laurea o le spese per viaggi, tirocini o stage con costi a carico degli studenti.
  7. Fungere da ponte tra gli studenti e il mondo del lavoro, attraverso una corretta informazione agli studenti su bandi nazionali e internazionali, l’attivazione di collegamenti a partire dal proprio territorio, o specifiche tesi di laurea, valutando opportunamente tutte le declinazioni interdisciplinari dei vari corsi di laurea, da svilupparsi dentro e fuori gli Atenei.

Con la sottoscrizione di tali impegni, abbiamo chiaramente il dovere di lottare, di concerto con le altre forze del settore, per essere messi in condizione di poterli rispettare, in particolare esigendo dal Governo maggiori investimenti su Università e Ricerca, e nel settore dei Beni Culturali. Riconosciamo la necessità di un cambio di rotta, nonché l’immobilità pregressa che ha portato a questa situazione, e mettiamo le nostre forze e i nostri ruoli a disposizione per ottenere una salutare rottura del meccanismo attuale, che porterebbe beneficio anche ai nostri corsi di laurea stessi, i quali sarebbero in grado di offrire ai laureati molti più posti di lavoro dignitosi e di qualità.

INDICE:

Abstract

I. Perché un Patto per il lavoro culturale?

II. Premesse e obiettivi

III. Impegni tra le parti

III.I Accademici, professori e formatori

III.II Professionisti e aspiranti tali

III.III Datori di lavoro e committenti

III.IV E infine… per tutti i cittadini

È possibile sottoscrivere il patto mediante l’apposito modulo di sottoscrizione presente in ogni sezione del documento, oppure mandando una mail all’indirizzo miriconosci.beniculturali@gmail, allegando  il modulo di sottoscrizione compilato (modulo-sottoscrizione-plac).

Clicca qui per scaricare il pdf completo! PLaC

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