Il comunicato stampa di Mi Riconosci? sugli ultimi elementi riguardanti il furto e l’esposizione del quadro di Rutilio Manetti che coinvolgono il sottosegretario al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi.

In queste ultime ore sui giornali – nominalmente il Fatto Quotidiano – sono stati pubblicati ulteriori dettagli ed elementi che gettano luce sulle dinamiche con le quali sono avvenuti il furto, la falsificazione e l’esposizione della tela dipinta da Rutilio Manetti raffigurante La Cattura di San Pietro, eventi ed elementi che coinvolgono con forza sempre maggiore il sottosegretario al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi.

Si tratta di fatti gravissimi e inaccettabili, tanto più se considerata la posizione rivestita da Sgarbi, al quale il governo avrebbe affidato la responsabilità di svolgere il compito di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale del nostro paese. Già a dicembre la notizia del presunto furto del quadro sembrava non aver destato grande preoccupazione tra i piani alti del MiC, che anzi ne avevano incomprensibilmente “giustificato” il comportamento definendolo un episodio personale della vita di Sgarbi, senza alcuna connessione con la posizione oggi rivestita dal critico d’arte. Ciò accadeva pochi mesi dopo la riunione a porte chiuse con la quale, in maniera del tutto arbitraria e a dir poco illecita, il sottosegretario ha invitato i propri colleghi ad applicare norme di esportazione per le opere d’arte ben più leggere di quelle previste dal Codice dei Beni Culturali. E mettendo in discussione l’autonomia degli uffici ministeriali. E dopo che era stato rivelato come utilizzasse la sua segreteria al ministero per prendere appuntamenti e organizzare conferenze a pagamento. 

Le attiviste e gli attivisti dell’associazione Mi Riconosci? chiedono al Ministro della Cultura Sangiuliano e al governo la messa in atto di seri provvedimenti nei confronti del sottosegretario Sgarbi, nel rispetto della Costituzione italiana e del Codice dei Beni Culturali. Sarebbe infatti inammissibile e disdicevole permettere che Sgarbi, per cui in base alle evidenze disponibili si possono già ipotizzare reati come abuso d’ufficio, peculato, appropriazione indebita e frode, continui a rivestire tale posizione di rappresentanza. Funzione pubblica di cui ha peraltro abusato più e più volte nel corso della sua carriera, venendo già condannato per truffa aggravata per assenteismo.


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