lettera-ministri-2020

All’attenzione dell’On. Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali

All’attenzione della Dott.ssa Paola Pisano, Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione

All’attenzione dell’On. Fabiana Dadone, Ministro per la Pubblica Amministrazione

All’attenzione del Dott. Alberto Bonisoli, presidente di Formez Pubblica Amministrazione

Gentilissimi Ministri, Onorevoli e Presidenti,

come forse saprete, dall’8 al 20 gennaio si sono tenute alla Fiera di Roma le prove preselettive per l’ultimo concorso del Ministero dei Beni Culturali, volto all’assunzione di 1052 Assistenti alla Fruizione, Accoglienza e Vigilanza (figura su cui torneremo). Le prove erano distribuite su nove giorni lavorativi, tre settimane con due fine settimana di mezzo: scelta resa necessaria dal fatto che gli iscritti al concorso fossero circa 210 mila, e si fosse deciso di convogliarli tutti in uno stesso luogo.

Il concorso in questione ha subito e continua a subire critiche reiterate e feroci da ogni parte, e ha suscitato una rabbia diffusa inedita per quanto riguarda le selezioni pubbliche: questo è dovuto in parte a scelte infelici che vi andremo a dettagliare, e in parte alla fame di lavoro e alla frustrazione diffusa nel mondo dei Beni Culturali più che in altri, che ha portato ormai un altissimo numero di persone già ben oltre il limite della sopportazione. A questo settore noi, come gruppo di sensibilizzazione e proposta e comunità molto seguita e partecipata, tentiamo di dare voce con questa mail. In allegato trovate una piccola selezione delle centinaia di testimonianze che abbiamo raccolto in queste settimane: ci preme sottolineare che a queste persone non è arrivata finora né la vicinanza, né un sostegno, né un impegno concreto da parte delle Istituzioni da Voi rappresentate.

Andiamo dunque a dettagliarvi le principali criticità riscontrate durante questo concorso, proponendovi soluzioni alternative da mettere in atto per il futuro.

Anzitutto, ci chiediamo e vi chiediamo se organizzare concorsi su base nazionale con una sola sede, spalmando le prove su molte giornate e scaricando tutti i costi (economici e di altro genere) sui candidati sia ancora una soluzione accettabile. Ripam – Formez PA non ha diffuso alcun dato ufficiale sulle presenze (fatto questo su cui vi invitiamo a riflettere) ma da tutte le testimonianze in nostro possesso, varie e unanimi, sembra che circa il 70% delle 210 mila persone che si erano iscritte al concorso non si sia presentata a Roma per la prova. Tutte queste persone avevano versato una quota d’iscrizione, finita nelle casse di Ripam – Formez PA, e molti di questi avevano anche investito soldi sul manuale (altro problema su cui arriveremo dopo). Un numero di assenti così alto è impressionante e induce a ragionare su quanto equi siano questi concorsi: tra le cause che hanno portato all’abbandono ci sono i costi economici della trasferta, difficoltà lavorative o impossibilità di prendere un giorno libero (nell’era del precariato, i datori di lavoro hanno una serie di poteri “soft” che vanno ben oltre la legge), sopraggiunti problemi di salute, gravidanze, altro. Vero è che il fatto che la prova si tenesse a Roma era specificato nel bando, così come era specificato che la convocazione delle prove sarebbe arrivata con 20 giorni d’anticipo. Ma non era specificato che questa convocazione sarebbe arrivata oltre tre mesi dopo l’invio delle domande, e che una delle sessioni si sarebbe tenuta alle 8.30 del mattino, facendo lievitare i costi per chi non vive nelle vicinanze o non ha amici o parenti a Roma. Ma ci teniamo a sottolineare che gli abbandoni sono solo la punta di un iceberg: dopo aver letto il bando, decine di migliaia di professionisti dei beni culturali hanno deciso di non iscriversi proprio, e non solo perché non avevano la possibilità di investire fino a diverse centinaia di euro solo per poter partecipare a una prova preselettiva.

E qui arriviamo al secondo punto che vogliamo sollevare: la figura richiesta. L’“Assistente alla Fruizione, Accoglienza e Vigilanza” è una figura che non corrisponde a nessuna figura professionale del panorama del settore, ma inventata per la Pubblica Amministrazione italiana. Dal 2006 la Carta Nazionale delle Professioni Museali redatta dall’ICOM, associazione che peraltro collabora con il Ministero, e il Manuale europeo delle professioni museali, creato nel 2008 sulla base della Carta Nazionale, lo spiegano benissimo. Nelle istituzioni culturali c’è bisogno di operatori qualificati suddivisi per competenze in aree funzionali, fra loro interconnesse e interagenti: bibliotecari, guide, educatori museali, curatori…. e poi di custodi o addetti all’accoglienza, che possono anche essere meno qualificati. Ad oggi tutto ciò nel Ministero dei Beni Culturali non esiste, diversamente esiste l’AFAV che ingloba diverse figure professionali in una sola, un vero e proprio tuttofare pronto a svolgere, secondo quanto riportato nel mansionario, oltre alle attività di vigilanza e custodia, gestione del front office e “attività di organizzazione e svolgimento di visite guidate anche in lingua straniera; operazioni di prelievo, partecipando, se necessario, alla distribuzione e ricollocazione di materiale bibliografico e archivistico; erogazione di informazioni sulle modalità di consultazione, prestito e riproduzione di materiale documentario, bibliografico, audiovisivo; fornitura di strumenti di mediazione, volti ad agevolare la fruizione dei beni culturali di pertinenza della struttura di appartenenza anche mediante l’utilizzo di strumenti di ricerca/conoscenza (cataloghi, repertori ed inventari) anche informatizzati”. Attività queste che spetterebbero a personale qualificato, eppure gli AFAV vengono assunti con concorsi che richiedono solo il diploma di scuola superiore (ma sono poi strutturati per selezionare, attraverso la prova scritta e orale, persone laureate o post-laureate). E poi ci sono solo i funzionari, che nel Ministero dei Beni Culturali devono avere alle spalle almeno 7 anni di studi. Nel mezzo c’è il vuoto, ma in realtà le istituzioni culturali non hanno bisogno solo di custodi multifunzione e funzionari: c’è bisogno di molti altri addetti specializzati. E questo vuoto crea caos, frustrazione e concorsi in cui si iscrivono in 210 mila per un ruolo che è di fatto quello del custode multifunzione. Sono passati più di 15 anni dal Processo di Bologna e dalla riforma del nostro sistema universitario: perché non si sono ancora adeguati i profili ministeriali ai titoli di studio esistenti, costringendo laureati a partecipare a concorsi che richiedono il diploma, per una figura che non è quella per cui hanno studiato?

Ci sono poi tante altre criticità che non andremo ad approfondire: l’organizzazione ha retto con il 70% degli assenti, ma cosa sarebbe accaduto se si fossero presentati tutti, o quasi, gli iscritti? Le prove, con 40 domande su 60 uguali per tutti i Ministeri (anche questo, un bene o un male?) contenevano test molto diversi da quelli presenti nei manuali in circolazione, manuali editi da un solo editore che ancor oggi non si comprende che rapporti abbia con la Pubblica Amministrazione, dato che, pur non essendo ufficiali, sono di fatto in commercio senza ammonimenti da parte delle Istituzioni Pubbliche. Ma non vogliamo dettagliare oltre, saremo disponibili a incontrarvi per illustrarvi tutta l’enorme quantità di criticità emerse.

Vogliamo concentrarci su alcune richieste, che assumono la forma di proposte concretamente realizzabili, qualora vi sia un impegno economico e politico da parte del Governo e della Pubblica Amministrazione:

  1. Informatizzare i concorsi, permettendo lo svolgimento delle prove preselettive in contemporanea in dieci o più sedi su tutto il territorio nazionale e annullando o riducendo drasticamente i tempi d’attesa legati all’estrazione e distribuzione delle prove cartacee.
  2. Riformare la struttura della Pubblica Amministrazione consentendo l’assunzione di figure professionali diverse da quelle esistenti: in particolare, e parliamo per il settore a noi noto, quello dei Beni Culturali, è necessario l’inserimento di un nuovo “gradino” tra l’operatore non specializzato (custode, operaio) e il funzionario, diverso dal tecnico amministrativo: in questo gradino potranno trovare spazio tutti gli operatori qualificati che lavorano per Musei, Archivi, Biblioteche e Parchi Archeologici senza compiti da funzionario statale.
  3. Una volta portata a termine questa riforma strutturale, rimandata per troppo tempo, rendere il bando di nuovi concorsi frequente, basato su piccoli numeri e profili specifici (es. non più un bando per 1052 AFAV, ma per 80 custodi, 70 educatori museali, 45 addetti all’accoglienza bibliotecaria etc etc).
  4. Vincolare e impegnare Formez PA al rispetto di alcuni requisiti minimi, quali quello di favorire la minima spesa per i candidati e il minor numero di abbandoni possibile, anche prevedendo forme di rimborso o svolgimento della prova in giorni diversi in casi eccezionali (es. motivi sanitari o scioperi ferroviari e aerei), stampare in proprio i manuali per i concorsi (o in alternativa diffidare chiunque dalla diffusione di simili manuali), rispettare il termine di tre ore dall’inizio della sessione preselettiva alla conclusione della prova.

Sono idee che vanno chiaramente strutturate con i Vostri Ministeri, sono idee che sappiamo essere non solo realizzabili ma anche necessarie per ottenere migliori e più eque selezioni e per riavvicinare i cittadini alla Pubblica Amministrazione.Siamo disponibili ad offrire ogni aiuto possa essere gradito e restiamo a disposizione per un incontro.

Ringraziamo per l’attenzione concessa.

Cordiali saluti,

Mi Riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali 

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