Tavoli vuoti! Chi, quando e come sceglierà i requisiti per svolgere la professione?

Chi segue questo sito conosce da quale problema partiamo: la legge 110/2014 (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/08/08/14G00124/sg%20), a cui pur si deve il merito di aver riconosciuto per la prima volta in Italia alcune categorie professionali del settore dei beni culturali, ha alcuni evidenti difetti, che abbiamo evidenziato nel nostro documento programmatico (https://miriconosci.wordpress.com/documentoprogrammatico/). Inoltre attende da un anno e mezzo i decreti attuativi, che a norma di legge avrebbero dovuto essere promulgati entro gennaio 2015.

Oggi ci concentriamo proprio su questo: quando saranno decisi i requisiti per poter essere considerati professionisti? E soprattutto chi li deciderà, e come?

Alla prima domanda è difficile rispondere, dato che il Mibact sembra non aver ancora convocato i tavoli per discutere dei requisiti con chi di dovere. E per questo torniamo a chiedere, con forza, che questa discussione inizi, che sia il più ampia possibile, e che si arrivi in tempi brevi alla promulgazione dei decreti attuativi che ci consentano finalmente di sapere chi si possa considerare archeologo, archivista, bibliotecario, demoetnoantropologo, antropologo, esperto di diagnostica applicata ai beni culturali, storico dell’arte. Lo abbiamo già scritto, riteniamo che questa sia una premessa imprescindibile per restituire dignità al settore e ai professionisti che operano al suo interno, nonché la base per rivendicare un serio rifinanziamento del settore, maggiori diritti, più tutele sociali, migliori condizioni contrattuali.

Ma è fondamentale che i tavoli in cui saranno decisi i requisiti siano rappresentativi della realtà del Paese, in modo che la discussione possa essere seria, ampia ed efficace: quei requisiti segneranno il nostro futuro professionale, sono dunque di fondamentale importanza. E qui si torna alla seconda domanda: chi e come deciderà i requisiti?

CHI POTRÀ SEDERE AI TAVOLI?

Sul chi e come la legge è molto chiara: il Mibact stabilirà i requisiti per entrare negli elenchi professionali (qui si apre un altro problema: saranno dunque vincolanti? rimandiamo per questo al nostro documento) “sentite  le  rispettive   associazioni   professionali, individuate ai sensi  dell’articolo  26  del  decreto  legislativo  9 novembre 2007, n. 206, e successive modificazioni, e della  legge  14 gennaio 2013, n. 4, e le organizzazioni sindacali  e  imprenditoriali maggiormente rappresentative.” Inoltre la stessa legge sottolinea che le modalità di tenuta degli elenchi saranno decise in “collaborazione con le associazioni professionali”. Tutto bene dunque? Assolutamente no.

Anzitutto, le associazioni professionali non possono rappresentare l’intera categoria professionale, dunque auspichiamo che le stesse cerchino di collaborare con il Ministero facendo il più possibile gli interessi di tutta la categoria e non solo degli iscritti, con modalità trasparenti e inclusive (come ha fatto ad esempio Confassociazioni pubblicando le sue proposte sui requisiti: http://www.archeologi.org/images/documenti/Requisiti_110.pdf). Così come auspichiamo che il Ministero apra la discussione sui requisiti a più realtà possibili, non ultima quella Universitaria, comprendente anche i soggetti in formazione.

Ma c’è un problema molto più grave: in base alla legge, molti tavoli rischiano di essere vuoti. A norma di legge il Ministero sentirà determinate associazioni professionali e alcune realtà imprenditoriali: in base alle informazioni in nostro possesso, solo ANA (Associazione Nazionale Archeologi), CIA (Confederazione Italiana Archeologi), AIB (Associazione Italiana Biblioteche) e ANAI (Associazione Nazionale Archivisti Italiani) dovrebbero essere sentite dal Mibact per stabilire i requisiti. Tutti le altre associazioni resterebbero escluse. E, come è facilmente intuibile, per alcune delle professioni elencate non esistono neppure realtà imprenditoriali rappresentative. Le decisioni riguardo requisiti rischiano di essere prese nei corridoi del Ministero, visto che finora nemmeno le associazioni previste per legge sono state consultate sulla scrittura dei requisiti, con un grave deficit democratico, e conseguenze imprevedibili. Ma vediamo la situazione professione per professione:

  • ARCHEOLOGI. Sono quelli che dovrebbero avere meno problemi specifici, CIA e ANA rientrano nelle associazioni che devono essere sentite, ed esistono molte imprese nel settore. Restano ovviamente tutti gli altri problemi generici, elencati sia qui sia nel nostro documento programmatico.
  • ARCHIVISTI. Solo ANAI rientra nei termini di legge. Il Mibact può decidere di ignorare tutte le altre associazioni, quali Arch.Im (Archivisti in Movimento). La discussione rischia perciò di trasformarsi in un dialogo a due.
  • BIBLIOTECARI. Stessa situazione degli archivisti, i requisiti saranno decisi, a norma di legge, sentendo solo AIB. Tutte le altre associazioni nate più o meno recentemente, quali GBeA (Giovani Bibliotecari e Aspiranti) rischiano di essere ignorate.
  • DEMOETNOANTROPOLOGI. La situazione più grave in assoluto: non esistono, a quanto ci risulta, associazioni professionali, e in ogni caso nessuna che abbia i requisiti stabiliti dal Ministero. A norma di legge il Ministero potrebbe stabilire i requisiti senza sentire nessuno, in un tavolo vuoto.
  • ANTROPOLOGI. Come sopra. I requisiti potrebbero essere decisi senza alcuna discussione.
  • ESPERTI DI DIAGNOSTICA APPLICATA AI BENI CULTURALI. Anche in questo caso il Mibact può procedere con l’approvazione del decreto senza alcuna discussione democratica, o sentendo solo le realtà imprenditoriali del settore, dato che non esistono associazioni che rientrino nei termini di legge.
  • STORICI DELL’ARTE. Il caso forse più assurdo. Né SAU (Storici dell’Arte Unitari), né St.Art.I.M. (Storici dell’arte in Movimento) hanno i requisiti per essere sentiti dal Mibact, che dunque potrebbe decidere di operare senza neppure un confronto.

In conclusione, questi tavoli si devono aprire in fretta. E dobbiamo essere noi a chiederlo, a esigerlo. La legge ha diverse falle, e fotografa soprattutto una realtà, quella dell’archeologia. Quindi ai tavoli che discuteranno i requisiti devono essere incluse molte più realtà, per poter prendere una decisione opportuna e condivisa. In alcuni casi, lo ribadiamo , a quei tavoli, secondo la legge, non dovrebbe sedere nessuno, se non il Mibact, il Miur e la Conferenza Stato-Regioni. Non possiamo accettare che il nostro futuro sia deciso nel silenzio dei corridoi. E lo impediremo.

 


3 Comments

Arianth · 10/12/2015 at 17:03

Per quanto riguarda gli antropologi ho lasciato alcuni link utili nel gruppo di fb della magistrale di Bologna, li pubblico anche qui:
– Obiettivo ANPIA https://www.facebook.com/groups/491328407710678/?pnref=lhc
– ANUAC https://www.facebook.com/ANUAC-Associazione-Nazionale-Universitaria-degli-Antropologi-Culturali-1634024783550956/?fref=ts
– Professione Antropologo https://www.facebook.com/ProfessioneAntropologo/?fref=ts
– Antrocom Onlus https://www.facebook.com/AntrocomOnlus/info/?tab=page_info
Ritengo che tutte queste insieme possano rappresentare una buona delegazione della categoria.
Non so se a detenere il blog siano una o più persone, ma visto che l’avete creato deduco che volete/vuoi agire attivamente e pubblicamente. Pertanto potete/puoi mettervi/ti in contatto con queste associazioni e far presente il problema? Perché linkare questo post in giro sui social è sicuramente utile a sensibilizzare ma la stragrande maggioranza di noi antropologi sono isolati e spesso sono costretti ad abbandonare gli studi ed il dibattito antropologico per tirare a campare facendo altro. Senza una comunità antropologica forte alle spalle possiamo fare ben poco a parte condividere a nostra volta questi post sulle nostre bacheche (composte perlopiù da contatti che non hanno la minima idea di cosa sia l’antropologia, perciò figuriamoci il livello d’interesse).

DM sul concorso dei 500, un Ministero confuso? – MI RICONOSCI? Sono un professionista dei beni culturali · 29/03/2016 at 16:12

[…] del settore: legge che, evidentemente, stenta a trovare una reale applicazione, oltre ad un’attuazione legislativa. Speriamo, ci auguriamo sia solo una svista. C’è invece un profilo professionale di […]

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