Pubblichiamo il comunicato stampa di Mi Riconosci Lazio, che esprime preoccupazione per la situazione in cui versa la BiASA di Palazzo Venezia.

Mi Riconosci, che dal 2015 si batte per la dignità del lavoro culturale e per una migliore gestione del patrimonio, esprime preoccupazione per la situazione in cui versa la BiASA, Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Palazzo Venezia.

All’interno della campagna ministeriale “Biblioteche d’Italia” giovedì 31 marzo è stato il turno della BiASA, celebrata con un surreale comunicato su Agenzia Cult e con un’intervista video alla direttrice Edith Gabrielli, diffusa sui social, che raccontano la biblioteca come luogo idilliaco per studiosi, studenti ed appassionati, dove chiunque può accedere liberamente e studiare col supporto -citando le parole di Gabrielli- di “un personale altamente qualificato in grado di assistere gli appassionati e ancor più gli studenti che vengono qui a preparare le loro tesi di laurea”.

Peccato che questo quadro edificante sia smentito dalla lettera del 10 febbraio che il segretario nazionale della FP CGIL, Claudio Meloni, ha indirizzato al ministro Franceschini ed alla direttrice Gabrielli. In quella lettera è descritta la situazione disarmante “di isolamento tecnico scientifico” in cui la BiASA si trova, “anche a causa della soppressione di tutti i servizi SBN”, tra cui segnaliamo la mancanza di un ufficio prestiti, l’assenza di Wi-Fi o la mancanza di computer funzionanti per gli utenti. Ad esso si somma la gravissima carenza di quel “personale specializzato che Gabrielli enfatizza come un elemento di punta della Biblioteca: i pochi lavoratori -si legge nella lettera- “sono oppressi da carichi di lavoro altissimi, senza al contempo essere messi nelle condizioni minime per svolgerli. A questo si aggiungono i ritardi ingiustificabili nell’erogazione del salario accessorio e dei buoni pasto.” E per di più sono costretti a lavorare in condizioni di lavoro disagevoli, a partire dal sistema di climatizzazione non funzionante: in sostanza d’inverno si muore di freddo, d’estate le temperature sfiorano i quaranta gradi. “Come ulteriore dato francamente sconcertante,” continua la lettera, “ci sono il guasto ad una centralina che gestisce la fuoriuscita del gas in caso di incendio, che è stato posto semplicemente fuori uso, e la mancata climatizzazione della sala server, che registra temperature ben al di sopra della media consentita, aggravando e moltiplicando i rischi di incendio, con immaginabili conseguenze sui lavoratori, gli utenti ed il patrimonio inestimabile posseduto”.

La situazione in cui versa la biblioteca è stata recentemente oggetto di attenzione anche della Corte dei Conti con una deliberazione per ilregime irragionevole di favore” con cui opera Ales all’interno di Palazzo Venezia, a cui vengono imputati non solo alti costi annuali a persona (come accade sempre per i dipendenti esternalizzati), ma anche il conferimento, di fatto, al di fuori dell’amministrazione, di funzioni essenziali. Si aggiunge inoltre che la “grave carenza di profili professionali amministrativi e contabili […], tende a rendere sempre più sottile il già labile confine tra i servizi di ‘supporto’ e lo svolgimento dell’ordinaria attività lavorativa”.

Tutto questo accade mentre la direttrice Gabrielli concentra le risorse sulla prestigiosa sezione distaccata della Sala della Crociera, al Collegio Romano, che non viene quasi frequentata dagli utenti, ma sfruttata come passerella per eventi e ospiti importanti. “Uno degli ultimi esempi di questa politica”, dichiara Ludovica Piazzi, storica dell’arte ed attivista di Mi Riconosci, “è il post facebook sponsorizzato della pagina ufficiale “VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia” per le aperture straordinarie durante le giornate di primavera del FAI che è, lo ricordiamo, una fondazione privata”.

Il comunicato diffuso il 31 marzo annuncia anche il trasloco della biblioteca nei locali offerti dalla Presidenza della Repubblica in Palazzo San Felice, vicino al Quirinale, e dichiara che la nuova sede “sarà così funzionale, efficiente e aperta a tutti: studenti, studiosi e all’intera città di Roma”. “L’intenzione di spostare la biblioteca da Palazzo Venezia, dove si trova dal 1922”, conclude Ludovica Piazzi “è emblematica di una precisa politica culturale che preferisce non investire nell’ordinario, nella manutenzione, ma concentrarsi su grandi cambiamenti che spesso non sono affatto necessari”.

L’Associazione Mi Riconosci continuerà a monitorare la situazione della BiASA e a denunciare situazioni di sfruttamento, precarietà e incuria dei luoghi di lavoro nei beni culturali. Perché la valorizzazione e la comunicazione sana del patrimonio pubblico passano anche attraverso la valorizzazione dei lavoratori che vi operano.

Mi Riconosci – Lazio


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