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Ebbene sì, è arrivato: il panico legato al diffondersi del nuovo coronavirus sembra aver invaso con forza il settore turistico italiano. Certo non ha aiutato il fatto che solo il 21 gennaio si inaugurasse l’anno Italia-Cina che aveva nel turismo il suo motore fondamentale, e che il virus sia stato riscontrato pochi giorni dopo su una coppia di turisti cinesi e che il Governo abbia decretato solo allora di sospendere, all’istante, tutti i contatti con il Paese asiatico. Panico, sostenuto con forza da una certa stampa allarmistica e da malcelati pregiudizi, che è pur comprensibile, ma non per questo giustificato.

Facciamo ordine: tutte le persone che non sono state in Cina negli ultimi dieci giorni hanno le stesse possibilità di aver contratto il virus del vostro panettiere sotto casa che parla dialetto stretto. Per cui qualsiasi provvedimento che riguarda “i Cinesi” o peggio gli asiatici, è puramente discriminatorio e inutile. C’è una legittima preoccupazione riguardante le persone (di qualsiasi nazionalità) entrate in Italia dalla Cina negli ultimi dieci giorni, periodo di incubazione del virus: dunque, nel momento in cui scriviamo, tra il 21 gennaio e il 29, giorni del blocco dei voli. Ora, va detto che solo lo 0,0005% dei residenti in Cina ha contratto il virus, per cui le persone arrivate in quel lasso di tempo già infette, ma senza sintomi, si possono contare con ogni probabilità sulle dita di una mano. E due sono già stati individuati. Per cui, la preoccupazione è legittima, ma si tratta di una preoccupazione per possibilità di contagio assolutamente remote in Italia. Ed è una preoccupazione che di fatto svanirà in pochissimi giorni, dato il blocco dei collegamenti avvenuto.

E in questi pochissimi giorni? La paura è particolarmente forte tra gli operatori che lavorano in siti culturali frequentatissimi da turisti cinesi, che dunque, a livello probabilistico, è più facile che siano arrivati negli ultimi giorni. Ma, facciamo un po’ d’ordine: le persone che viaggiano dalla Cina hanno letto i giornali, per cui avranno sicuramente preso le dovute precauzioni; in ogni caso, di queste solo un’esigua (estremamente esigua) minoranza potrebbe aver già contratto il virus; anche nella remota ipotesi in cui in questa situazione di controllo assoluto qualche contagio dovesse avvenire, il sistema sanitario nazionale italiano è perfettamente in grado di gestire la situazione. Insomma, in questo momento, sul suolo italiano, anche nei siti più turistici, è molto più rischiosa l’influenza stagionale che la più che remota possibilità di contrarre problemi causati da questo nuovo virus. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, certo non gli ultimi arrivati, suggerisce, come precauzioni estreme:

  • lavarsi spesso le mani, con acqua e sapone per 20 secondi o con soluzioni alcoliche;
  • starnutire o tossire in un fazzoletto o nell’incavo del gomito;
  • evitare di toccarsi gli occhi, il naso o la bocca senza essersi lavati le mani;
  • evitare contatti ravvicinati con persone malate o che mostrano sintomi di malattie respiratorie;
  • rimanere a casa se si hanno sintomi;
  • fare attenzione a quello che si mangia (evitare carne cruda o poco cotta, frutta e verdura non lavate);
  • pulire e disinfettare oggetti e superfici che potrebbero essere stati contaminati.

Precauzioni aggiuntive e scelte più estreme, che andrebbero a incidere sul nostro sereno vivere collettivo, sembrano in questo momento del tutto immotivate: non a noi, ma all’OMS.

Per cui, relax, la situazione, dopo qualche settimana di ritardo, appare completamente sotto controllo, e la paura più seria riguarda il rischio di farsi prendere dal panico, di scivolare nella discriminazione e di vedere gravi danni all’economia causati dal blocco dei flussi dalla Cina. Ma supereremo anche queste paure.

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