Avrete notato che da due settimane non si parla più di riforma del MiBAC. Il motivo è semplice: la trattativa sull’autonomia regionale tra Lega e 5 stelle. 

Anche se la cosa ha avuto ben poco impatto giornalistico, i Beni Culturali sono uno degli argomenti del contendere, come rivelano fonti governative. E le bozze di intesa pubblicate da ROARS, e datate 16 maggio, danno l’idea di quanto e come si stia contendendo. Le trovate a seguire.

Leggendo quelle bozze scopriamo un Ministero dei Beni Culturali che aveva offerto alle regioni di gestire solo alcuni siti meno redditizi (perché sì, il criterio è quello, dato che non si può in nessun modo considerare “minori” musei come quello della Val Camonica) e il patrimonio librario. L’offerta era stata seccamente rifiutata dalle Regioni che chiedono l’Autonomia, in particolare Lombardia e Veneto, che puntano a ottenere la gestione totale del Patrimonio culturale locale. E questo prima del trionfo della Lega alle elezioni europee.

Alla luce di quella bozza, si comprende il senso della bislacca e malfatta riforma ultracentralista proposta da Alberto Bonisoli: rendere inefficace l’autonomia regionale. Il piano è fallito, si è sciolto come neve al sole alla fine di giugno.

La situazione di questi giorni è grave. Le indiscrezioni, giornalistiche e non, parlano di Ministero e Lega allo scontro totale, ma non, come sarebbe opportuno e necessario, nell’interesse del Paese. Si parla della disponibilità di Bonisoli a cedere alle regioni le Soprintendenze (tutte) e le responsabilità di tutela e valorizzazione; in cambio di questo via libera, tutti gli aspetti economici sarebbero controllati dalla nuova DG Economia, e i musei più grandi e redditizi resterebbero allo Stato. Non è detto che ciò venga accettato dalla Lega,  dato che sia Veneto sia Lombardia stanno lottando per prendere il controllo anche dei grandi musei.

Sembra un mercato delle vacche, non una trattativa politica. Possiamo solo immaginare cosa accadrebbe se la tutela fosse concessa alle regioni in cambio dei musei più redditizi: sarebbe un via libera a “rifatevi con quella”, ovvero (conoscendo poi le regioni di cui stiamo parlando) concessioni edilizie facili e controllo del potere politico sulle Soprintendenze. E ancora, potremmo trovarci in un folle sistema ibrido in cui tutela e valorizzazione sono regionali, ma la valorizzazione economica è statale. E in cui i grandi musei, molto più di ora, sarebbero nettamente staccati dal territorio. In questo quadro non sembra emergere nessun tipo di interesse al futuro del Paese o delle popolazioni che vivono in quelle regioni, solo al proprio immediato tornaconto elettorale ed economico.

Ci sarà tempo e modo per parlare di autonomia nel merito, ora, con queste righe, ci preme solo informarvi di cosa sta accadendo, invitarvi a leggere le bozze (che non corrisponderanno di certo al risultato finale, il quale potrebbe essere di gran lunga peggiore), e farvi notare che i nostri governanti si stanno scambiando pezzi del nostro patrimonio culturale come fossero figurine.

Fermiamoli.

 

Bozza intesa Lombardia (Beni Culturali da p. 63)

Bozza intesa Veneto (Beni Culturali da p. 62)

Bozza intesa Emilia-Romagna (Beni Culturali da p. 58)

Categories: Analisi

1 Comment

Autonomia differenziata per i Beni Culturali: un vantaggio per chi? – MI RICONOSCI? Sono un professionista dei beni culturali · 24/07/2019 at 17:47

[…] e nei Consigli dei Ministri. Come abbiamo già raccontato, la gestione del Patrimonio culturale è uno degli oggetti del più feroce contendere, e vede scontrarsi visioni diametralmente opposte tra MiBAC, Ministri della Lega e […]

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